Ai magistrati di Salerno Emilio Santoro, ex dirigente dell’Asp di Cosenza e arrestato nell’ambito dlel’inchiesta Genesi , insieme ad altre 7 persone tra cui il giudice Marco Petrini, presidente della seconda sezione della Corte d’appello e della Commissione tributaria provinciale di Catanzaro racconta il sistema corruttivo . Nelle oltre 266 pagine di interrogatorio, Santoro parla di mazzette elargite per aggiustare le sentenze, gli importi di denaro che riceveva il giudice Petrini per influire sui processi erano variabili , racconta ai magistrati della DDA di Salerno, cinquecento, mille, duemila euro fino ad arrivare alla somma piu’ grossa, 30 mila euro. Cifra consegnata per aggiustare la causa di Antonio Saraco, implicato nel processo di mafia Itaca Free Boat, scaturito dall’inchiesta contro il clan di Guardavalle. Soldi, racconta sempre Santoro ai magistrati, che servivano per ammorbidire il procedimento penale. Il faccendiere che secondo le accuse, teneva unito il mondo politico e dei colletti bianchi con alcuni uffici della corte d’appello di Catanzaro, parla poi degli altri doni che venivano consegnati al giudice Petrini. Non solo soldi, ma anche derrate alimentari. E sotto le cassette, racconta sempre Santoro era nascosto il denaro. Nell’interrogatorio il pm di Salerno chiede a Santoro se abbia mai consegnato somme di denaro anche ad altri magistrati. “Faccio un po’ mente locale” risponde l’ex dirigente dell’Asp di Cosenza. Nel verbale ci sono molti omissis , ma il racconto di Santoro sarebbe molto piu’ ampio, dichiarazioni che potrebbero portare ad altri clamorosi sviluppi nell’inchiesta svelando nuovi particolari sul sistema che imperava a Catanzaro
Il giro delle mazzette nell’inchiesta Genesi
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