Elezioni: la Calabria che non ti aspetti

Attilio Sabato

Il dopo voto in Calabria è così: senza spiegazioni. Non ci sono analisi che possano restituire il significato vero di quanto è accaduto. La Lega ha vinto, vero, verissimo, pur non avendo organizzazione e strutture capaci di spingere il partito. E’ passato il messaggio “tranquillizzante” di Matteo Salvini, l’idea dell’uomo forte che “risolve i problemi”, che libera dalle “paure” e restituisce “sicurezza” ai cittadini. Chi ha votato Lega in Calabria, non è un leghista, ma un cittadino che spera in una nuova opportunità, in una nuova occasione. Il difficile, però, viene adesso per il partito che disprezzava i “terroni”, perché dovrà dimostrare che oltre la “corazza” del leader c’è altro, che cosa? Beh, un progetto politico che coinvolga anche la regione più malmessa del paese, vituperata e abbandonata a fasi alterne. Il prossimo passo, per Salvini, quindi, sarà determinante per il passaggio dal consenso di “pancia” e consenso “strutturato”. Il rischio, è evidente, e che l’attenzione possa venir meno, come già accaduto ( anche se i numeri tengono) per il movimento Cinquestelle, che in Calabria è rimasto “prigioniero” delle rivendicazioni, della rabbia e del malcontento. Per essere credibili agli occhi della gente, nella politica 2.0, occorrono i fatti e, ad onor del vero, ad oggi se ne contano assai poco per la Calabria. Che dire, poi, del Pd? Che non c’è nulla di nuovo sotto il sole, il partito continua a “trascinarsi”. Bene Zingaretti a cui va dato atto di aver trasmesso un po’ di serenità ( si fa per dire) è riuscito a trasmetterla, ma ci vuol ben altro per accendere la passione. Ecco, ciò che manca al Pd in Calabria è proprio la passione, magari da anteporre agli interessi di parte e/o di componente. Anche Forza Italia non se la passa bene, pur avendo ottenuto, da queste parti, il miglior risultato. E’ un merito, e allo stesso tempo, un limite: il merito va ascritto alla volontà dei dirigenti “ costretti” a remare controcorrente, il limite è che il partito nel paese vive di troppe contraddizioni, e di troppe lotte intestine. Insomma, il dopo Berlusconi è iniziato, ma senza che all’orizzonte vi sia un successore degno di questo nome.

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