“Esco per andare dal medico” così ha detto alla madre il 33enne uscito da casa per recarsi con la seicento gialla davanti alla caserma dei carabinieri di Rende, dove dopo aver acquistato da un distributore la tanica di benzina, si è dato fuoco.
Ciò che resta è l’asfalto nero, l’intervento dei vigili del fuoco, i volti puliti di due giovani meccanici e di un carabiniere che armati di estintore hanno tentato di salvare la vita al giovane insegnante, per essere precisi, un maestro, con un incarico in una scuola primaria dell’hinterland milanese.
Scarne le notizie che trapelano, di lui si sa che ha perso il padre due anni fa, un lutto che lo avrebbe molto turbato, tanto da dover chiedere aiuto per qualche tempo al Centro di salute mentale di Crotone. Viveva con la mamma a Rende, non era sposato, per lei quelle ultime parole, quasi a rassicurarla, in una giornata come tante, ed invece, il figlio dal dottore non è mai arrivato, in pochi minuti nella sua mente a prevalere sono stati pensieri bui, ad avvolgerlo un’assenza di parole, di reazioni che ha sconvolto chi ha cercato di soccorrerlo.
Ai carabinieri il compito difficile d’informare la mamma, la sorella, il dolore muto di due donne dinanzi alla tragedia inimmaginabile che le ha colpite, l’impotenza dinanzi alle immagini del video virale che mostrava il figlio, il fratello avvolto dalle fiamme.
Ora l’uomo è ricoverato in condizioni gravi al centro grandi ustionati del Cardarelli di Napoli, ma è vivo , la conferma proprio dai medici partenopei, nonostante le voci che si sono susseguite per tutta la mattinata sulla presunta morte. Sciacallaggio e non altro, come la diceria che fosse un no vax, invece il maestro amato dai suoi alunni, possedeva il super green pass. Resta la domanda a cui nessuno sa rispondere: perché lo ha fatto?
Una vicenda che ha sconvolto e diviso l’opinione pubblica e che c’interroga sulle responsabilità personali e collettive, sul senso dell’umanità e non è retorica, sul rispetto e la tutela delle persone fragili