“Missing trucks” della Gdf di Rimini: sequestrati beni per 10milioni anche in Calabria

Alessia Antonucci

Operazione “Missing trucks” tra Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Campania, Calabria e Olanda. Sequestrati beni dal valore di circa 10 milioni di euro, costituito da un enorme parco automezzi composto da 148 veicoli tra camion e rimorchi e disponibilità finanziare detenute anche all’estero. Emesso dal Tribunale di Rimini, il sequestro è stato eseguito i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dalla Procura della Repubblica di Rimini, insieme alle Autorità olandesi e ai Reparti territoriali del Corpo. L’indagine nasce con il fallimento di una società di trasporti riminese nel 2021 per un totale di un milione e 900 mila euro.    

Bancarotta fraudolenta documentale e bancarotta distrattiva le ipotesi di reato. Indagate otto persone (tre emiliani, un bresciano, un milanese domiciliato nei Paesi Bassi), tra cui un argentino, che aveva il ruolo di prestanome.

Gli specialisti della Guardia di Finanza riminese hanno disarticolato un “piano criminoso” che, secondo l’accusa, aveva lo scopo di sottrarre il patrimonio di una importante società riminese, in fallimento, del settore del trasporto nazionale ed internazionale di merci per conto terzi. Data la crisi dell’azienda, l’amministratore si sarebbe rivolto a una società di consulenza, con sede nel comasco, connessa a un’omonima società in Olanda. Questa pare fosse gestita da un milanese, con precedenti e ricercato per l’esecuzione di quattro condanne definitive, tra cui estorsione, bancarotta fraudolenta e traffico di stupefacenti. Lo stesso, è stato appurato dai finanzieri, pubblicava sul web fantomatici servizi volti al risanamento di imprese in grave difficoltà finanziaria, avendo premura di sollevare le governance da ogni responsabilità civile e penale. Ma per gli investigatori il piano di risanamento sarebbe consistito, in realtà, nello svuotamento di tutti i beni rimasti all’azienda orami fallita, così danneggiando creditori e Stato, facendo ricadere tutte le responsabilità derivanti dalla dichiarazione di fallimento su un amministratore finto, in pratica una “testa di legno”, individuato in questo caso in un argentino.

Sarebbe stata effettuata, secondo l’ipotesi d’accusa, la cessione dell’intero compendio aziendale ad una società bresciana, sull’orlo del fallimento, apparentemente “terza” ma coinvolta nella presunta frode. La società avrebbe infine provveduto a vendere tutti i mezzi aziendali ad una azienda di trasporti imolese gestita da una parente dell’ex amministratore della azienda fallita riminese (che di fatto avrebbe continuato a gestirla), potendo quindi proseguire l’attività di trasporto merci senza più debiti. Un articolato disegno, reso ancor più complesso dal coinvolgimento di società estere, svelato però, e interrotto in tempo per sequestrare tutti i beni, che ammontano a circa dieci milioni di euro. A carico di quest’ultima società è stato effettuato il sequestro dei 148 mezzi pesanti che si ritiene siano stati distratti illecitamente dalla procedura fallimentare.


  


   

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