“La Commissione Europea ha ricevuto la lettera dell’Italia in cui il governo risponde al parere motivato di novembre scorso, dove Bruxelles aveva sancito un passo avanti nella procedura di infrazione per il mancato adeguamento dell’Italia alla direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari. Il nodo cruciale, su cui il nostro governo ha focalizzato la propria attenzione, è la non scarsità delle risorse”, commenta Annalisa Alfano, Segretario provinciale di Italia del Meridione.
“Il tavolo tecnico interministeriale, che ha visto il coinvolgimento dei Ministeri Affari Europei e Infrastrutture e di esponenti della maggioranza di governo, ha evidenziato che in Italia solo il 33% delle aree demaniali disponibili è occupato da concessioni. E dal momento che non c’è scarsità della risorsa naturale, non si applicherebbe l’articolo 12 della direttiva Bolkestein sul divieto di rinnovo automatico e obbligo di procedure di gara. Nelle sue conclusioni il governo italiano dice testualmente: ‘In un contesto tuttora in divenire, si ritiene pertanto che sussistano i presupposti per l’esercizio da parte degli enti concedenti della valutazione discrezionale connessa alla cosiddetta proroga tecnica (Legge Draghi)”. In virtù di tutto questo – continua Alfano – è fondamentale, oltre che necessario, dare risposte ai balneari che il 31.12.2023 hanno visto scadere le loro concessioni e che ora versano nell’incertezza più totale. La situazione è molto seria se si pensa che solo in Calabria sono in gioco quasi 5mila concessioni demaniali, 1.500 delle quali per stabilimenti balneari, circa 15mila posti di lavoro e un giro d’affari annuo di mezzo miliardo di euro. “Certo, un indirizzo ai comuni sul da farsi da parte delle Regioni -immediatamente dopo la lettera inviata all’Europa dal nostro governo – oltre che opportuno, sarebbe stato rassicurante e avrebbe garantito omogeneità nelle soluzioni, evitando sull’intero territorio nazionale il marasma di decisioni autonome e diversificate sulla medesima questione. Ancora una volta, gli enti comunali si ritrovano a prendere decisioni importanti in solitudine ma stavolta è necessario agire presto e con buon senso per tutelare, anche sotto il profilo penale, tanto i concessionari quanto le strutture comunali, dato che in mancanza del provvedimento di proroga, potrebbe configurarsi, addirittura, il reato previsto dall’art 1161 del Codice della Navigazione, ovvero “Abusiva occupazione di spazio demaniale”.
Pertanto, “Italia del Meridione esorta gli amministratori comunali a promuovere presso gli uffici competenti l’estensione delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2024 ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 3, comma 3, L. n. 118/2022, in attesa che venga approvata una disciplina normativa nazionale che, nel caso in cui la risorsa naturale risulti non scarsa, stabilisca che, nel pieno rispetto del diritto eurounitario, non sussiste l’obbligo di assegnazione delle concessioni mediante procedure ad evidenza pubblica oppure, nel caso in cui la risorsa naturale risulti scarsa, fissi criteri e direttive uniformi che i comuni dovranno seguire nelle conseguenti procedure selettive ad evidenza pubblica. Onde evitare di ritrovarsi tra meno di un anno nelle medesime condizioni, estendere le concessioni al 31.12.2025 consentirebbe una maggiore e opportuna garanzia. Non sarebbe affatto un azzardo vista la richiesta di maggiore tempo inviata all’Europa da parte di palazzo Chigi. La proroga delle concessioni demaniali, in questo momento, – spiega Alfano – rappresenta un sostegno vitale per la stabilità economica della Calabria. Le attività commerciali legate alle spiagge costiere generano occupazione, stimolano l’indotto turistico e contribuiscono al reddito delle famiglie locali. La stagione turistica è alle porte e una regione come la nostra non può permettersi tentennamenti nella gestione di servizi fondamentali. La politica ha il dovere di sostenere i comuni e i territori di riferimento”.