«Non è un fulmine a ciel sereno la sentenza della Corte di Giustizia europea relativa alla procedura d’infrazione 2014-2059 e per la quale la Calabria, come spesso denunciato, contribuisce con un gran numero di agglomerati». L’eurodeputata Laura Ferrara interviene sulla nuova condanna comminata all’Italia per l’inadeguata gestione delle acque reflue. «Che la Calabria fosse fra le regioni italiane per le quali era in corso una procedura di infrazione dell’Unione europea per le condizioni di moltissimi impianti depurativi era noto a tutti da molto tempo, così come da diverso tempo denunciavo il ritardo degli interventi di adeguamento del settore depurativo a valere sul POR Calabria 2014/2020 e relativi alle procedure d’infrazione 2004/2034, 2017/2181 e, appunto questa in oggetto, la 2014/2059. Meno noto ed evidentemente insufficiente, purtroppo, è stato l’impegno della Regione Calabria e dei Comuni lautamente finanziati per addivenire in tempi certi ad una risoluzione delle diverse criticità relative ai nostri impianti depurativi». «Sono diversi i centri urbani che contribuiscono alle infrazioni contestate, fra questi figurano Catanzaro, Rende (a cui afferisce anche il trattamento delle acque di Cosenza) e Corigliano. Trattandosi della prima condanna per inadempimento su questo specifico dossier la sentenza non prevede né multe né altre sanzioni. L’Italia però nel 2018 (sulla procedura d’infrazione aperta nel 2004 e per la quale la Calabria torna ancora distinguersi in negativo) è già stata condannata a pagare e sta ancora pagando per lo stesso tipo di violazioni – ma su un diverso gruppo di centri urbani e aree – 25 milioni di multa. A cui si aggiunge una penalità 30 milioni che continuerà a scattare ogni sei mesi fino a quando le autorità nazionali non riusciranno a dimostrare di aver risolto il problema ed aver ristabilito una situazione di conformità con quanto previsto dalle disposizioni europee. Nella precedente legislatura, la giunta di centrodestra aveva annunciato importanti investimenti in questo settore, in particolare dovevano avviarsi 19 progetti, per un totale di 49,4 milioni di euro, riguardanti i comuni che rientrano proprio nella procedura d’infrazione 2014/2059. Al nuovo presidente della Regione, Roberto Occhiuto, espressione di continuità con chi ha governato la Calabria negli ultimi 2 anni, chiedo a questo punto un decisivo e netto cambio di rotta. Innanzitutto nella trasparenza di tutte le operazioni e quindi nel costante e puntuale aggiornamento della “Banca dati depurazione Calabria” aggiornata all’aprile 2020 e in cui nulla è indicato in merito ad una ennesima procedura, la 2017/2181 che coinvolge decine di agglomerati calabresi». «Quello della depurazione è un problema profondo, trascurato dagli amministratori, soliti affrontarlo solo nella stagione in cui le criticità sono più evidenti: l’estate. I fondi ci sono sempre stati, ma, fin dal 2000, evidentemente spesi male al netto delle attuali criticità. Conoscere il cronoprogramma delle opere e gli impegni di spesa permetterà un migliore monitoraggio dell’operato delle autorità locali affinché si arrivi al più presto ad una reale soluzione» conclude Laura Ferrara.
Depurazione, Ferrara: “la Calabria contribuisce alla sentenza di condanna UE”
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