Fusioni tra i comuni, l’accelerata del Presidente della Regione

Redazione

Le ultime dichiarazioni del Presidente Occhiuto sul numero dei sindaci in Calabria – “molti straordinari, ma sono forse troppi” ha detto il governatore – ha innescato una serie di prese di posizione. Specie quando viene messa in risalto la riforma della cosiddetta “architettura istituzionale“, che congiunge il numero dei comuni calabresi ai loro effettivi abitanti. A ciò va a aggiunto che molti enti locali hanno scarse risorse finanziare, determinando in tanti il predissesto o il dissesto. Il che porta a galla un deficit delle capacità amministrative, causando quell’immobilismo con cui i primi cittadini si trovano a combattere ogni giorno. Allora, perché non passare alla fusione dei comuni? Superare i campanili? E, quando si parla di Città unica, i progetti in itinere a Cosenza e quelli programmati a Corigliano Rossano vanno in questa direzione. Del resto, basta farsi un giro nell’entroterra calabrese per rendersi conto dello spopolamento in atto. Alcuni paesi sono fantasmi, altri assommano a poche centinaia di abitanti. Una simile situazione, oltre a dilapidare risorse, non garantisce ai cittadini i servizi necessari.

Non siamo più nel secolo scorso, quando in ogni pugno di case si poteva contare sul servizio di farmacia, di guardia medica, di ufficio postale, delle scuole e anche di qualche sportello bancario. Oggi più nulla, se non la necessaria resilienza che viene richiesta a chi ha deciso di vivere, per scelta o per necessità, nelle piccole realtà urbane. Immaginate lo sforzo che è chiamata a compiere un’amministazione comunale ridotta al lumicino come personale e senza risorse, tranne i fondi destinati dal Governo Nazionale e regionale. Il cambiamento passa anche attraverso scelte difficili e dolorose, ma è necessario immaginare il mondo nuovo, creare nuove prospettive tramite mutate esigenze e sensibilità. Ora, il presidente Occhiuto ha lanciato il cosiddetto “sasso nello stagno”, perché la discussione, comunque la pensiate, bisogna avviarla.

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