Ius soli: il dibattito nel Consiglio comunale di Cosenza

Anna Franchino

Dopo l’illustrazione della mozione da parte della consigliera Chiara Penna ha chiesto la parola il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Giuseppe d’Ippolito che, a nome del gruppo consiliare di appartenenza, ha invitato il Sindaco e la Giunta “a non strumentalizzare lo Statuto comunale per intraprendere battaglie politiche in materia di cittadinanza italiana che non sono nella potestà dell’Ente comunale”. Dopo di che d’Ippolito è passato ad illustrare gli undici emendamenti alla mozione presentati dal gruppo “Fratelli d’Italia”. Nel dare lettura degli emendamenti d’Ippolito ha sottolineato che “la previsione del riconoscimento della cittadinanza onoraria ai bambini, conseguita per nascita, potrebbe essere inserita previo confronto preventivo con tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio”. D’Ippolito, sempre a nome del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, ha rimarcato come “l’iniziativa promossa dal Sindaco e dalla maggioranza non sia rispettosa di tutta la cittadinanza che potrebbe non condividerla in quanto nulla è stato anticipato nello specifico in via preventiva”. Negli emendamenti presentati alla Presidenza del Consiglio comunale, il gruppo di Fratelli d’Italia ha invitato il Sindaco e la Giunta ad organizzare momenti di confronto, quali ad esempio dibattiti in commissione, con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, che precedano qualsiasi iniziativa volta alla modifica dello Statuto; ad attivarsi affinché sia il Parlamento nazionale a modificare l’impianto normativo al fine di inserire il cosìddetto ius soli nell’ordinamento nazionale, mantenendo l’attuale normativa comunale finché non avverrà tale modifica; ad inserire nello Statuto un articolo riguardante l’impegno del Comune a sostenere politiche che contribuiscano, tra le giovani generazioni di stranieri, ad abbandonare costumi inconciliabili con i costumi e le tradizioni nazionali al fine di garantire una corretta integrazione al raggiungimento del 18° anno di età. Negli altri emendamenti il gruppo di Fratelli d’Italia ha chiesto ancora l’inserimento nello Statuto di un articolo riguardante l’impegno del Comune a sostenere politiche che sviluppino un alto senso di appartenenza alla Nazione italiana sia per coloro che sono già cittadini italiani, sia per coloro che intendono diventarlo. Altro articolo del quale è stato richiesto l’inserimento è quello che impegna il Comune a sostenere corsi di lingua, cultura, storia, tradizione e costumi della nazione italiana, al fine di una corretta integrazione nella società nazionale degli stranieri che manifestino la volontà di diventare italiani. Tra gli altri emendamenti, anche quello di adottare un regolamento comunale per l’integrazione all’identità nazionale. L’illustrazione degli emendamenti è stato poi seguita dall’intervento del capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Spadafora. “Fratelli d’Italia non condivide affatto la mozione anche perché- ha detto Spadafora – l’inserimento dello Ius soli all’interno del nostro statuto comunale, non potrà avere nessun valore legale e come tale, quindi, non può in nessun modo essere inserito nell’atto normativo del Comune. Ricordo a me stesso – ha proseguito il capogruppo di Fratelli d’Italia – che i modi e le forme per conferire la cittadinanza italiana sono normati da una legge nazionale, vale a dire la numero 91 del 5 Febbraio 1992, successivamente modificata dalla legge 94 del 2009.Attualmente la cittadinanza italiana si basa sul principio dello “Ius sanguinis” e consente l’acquisizione della cittadinanza da parte di un soggetto, soltanto se uno dei genitori è già in possesso della cittadinanza italiana. Lo “Ius soli”, oltre ad essere già approdato in Parlamento senza essere stato mai approvato, prevede che la cittadinanza sia acquisita per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato e non è prevista dall’ordinamento italiano. Per tali ragioni, la mozione avanzata dai colleghi di maggioranza, non solo non può essere assolutamente condivisa, quanto non può certo essere oggetto di normativa locale. Nonostante gli statuti comunali possono prevedere dei contenuti facoltativi, questi devono tenere conto dei limiti contenuti nella costituzione o nelle previsioni di leggi, altro è inserire un diritto che nella carta costituzionale non è contenuto. E nemmeno attraverso la procedura del conferimento della cittadinanza onoraria si potrà acquisire il diritto della cittadinanza italiana”. E su questo aspetto Spadafora ha ulteriormente precisato che “la cittadinanza onoraria conferita dagli enti locali non ha praticamente alcuna rilevanza giuridica. Pertanto, benché questo consesso civico dovesse decidere di istituire nel suo statuto la possibilità di attribuire la cittadinanza onoraria agli stranieri che nascono nella nostra città, gli stessi rimarranno ugualmente cittadini del loro paese d’origine e per acquisire la cittadinanza italiana dovranno necessariamente continuare a seguire il normale iter burocratico. Ritengo, quindi, che l’idea di concedere il titolo di cittadino onorario ai cittadini stranieri della nostra città sia del tutto inopportuna quanto inutile, perché illude decine, centinaia di famiglie di poter conseguire attraverso tale strumento la cittadinanza. Questo Consiglio – ha detto ancora Spadafora – invece di trattare argomentazioni di competenza del Parlamento italiano, dovrebbe preoccuparsi delle questioni che assillano sia il Municipio che la città. Non vi nascondo che oggi mi sarebbe enormemente piaciuto se in quest’aula si fosse discusso di altri argomenti che ci riguardano, come ad esempio delle linee programmatiche del Sindaco o della delicata questione relativa alla mancata liquidazione delle indennità accessorie spettanti ai dipendenti comunali. Inoltre, si sarebbe potuto discutere anche della questione riguardante la riorganizzazione degli uffici e della macchina comunale che, purtroppo, arranca, a causa della carenza delle risorse umane, oppure delle problematiche inerenti gli abbandoni indiscriminati dei rifiuti per strada, delle tante strade dissestate, nonché della delicata situazione dei sessanta tirocinanti della mobilità in deroga che nel prossimo mese di novembre termineranno il loro inestimabile lavoro nel nostro Ente”. Su quest’ultimo punto, Spadafora ha poi anticipato da parte della minoranza il deposito di una richiesta di convocazione ad hoc del consiglio comunale affinché in seno allo stesso possano essere individuate valide e adeguate soluzioni che consentano all’Amministrazione comunale di non privarsi di queste figure che nel corso di queste anni hanno dato un apporto significativo all’Ente. Il consigliere Aldo Trecroci, intervenuto subito dopo, ha ribadito la necessità di fare chiarezza per spiegare meglio la mozione posta in discussione. “L’ordinamento italiano contempla attualmente – ha detto Trecroci – lo ius sanguinis. Si acquisisce, cioè, la cittadinanza italiana per diritto di sangue, se si nasce da genitori italiani. Lo ius soli presente in molti ordinamenti stranieri prevede l’acquisizione della cittadinanza, qualora si nasca in un determinato Stato. Questa modifica – ha sottolineato Trecroci – è difficilmente applicabile perché estenderebbe il diritto ad una moltitudine di persone senza avere sufficienti garanzie. Viceversa uno Ius soli più temperato potrebbe prevedere la permanenza per un certo numero di anni nella nazione. La proposta di legge che è stata avanzata introduce dei concetti molto importanti e ampiamente condivisibili. Anzitutto in quanto sposta il tiro sull’acquisizione di quei principi fondamentali estensibili ad un minore nato anche in un altro Paese che contraddistinguono la nostra costituzione e la nostra partecipazione all’Unione Europea, presenti in molti trattati”. Trecroci ha messo in rilievo l’importanza della scuola “che diventa garante dell’acquisizione dei principi di inclusione e di democrazia. Dobbiamo essere intolleranti verso una sola cosa – ha rimarcato ancora il consigliere Trecroci: l’intolleranza. Dobbiamo incentrare la nostra azione sui concetti di inclusione e valorizzazione delle diversità, in un processo di crescita nuovo ed armonico. Il fenomeno migratorio non è arginabile con le barriere, ma non bisogna mai arginare il fenomeno migratorio perché le popolazioni che emigrano sono popolazioni disperate”. In linea con quanto esposto dai colleghi del gruppo consiliare Fratelli d’Italia, anche la consigliera Ivana Lucanto ha espresso le sue riserve sulla mozione relativa allo ius soli. “E’ assolutamente illegittimo – ha detto nel suo intervento – che un Comune , autonomamente, aggiri una legge statale e introduca di fatto lo ius soli, usurpando la relativa competenza esclusiva del Parlamento in materia”. Lucanto si è anche dichiarata pronta “a dare battaglia affinché la legge sia rispettata e non esistano territori che, in nome di una macabra ideologia si sentano liberi di violare impunemente le norme. La maggioranza che fa capo al Sindaco – ha aggiunto ancora l’esponente di Fratelli d’Italia – sta forzando lo statuto comunale con un atto illegittimo, oltre che demagogico, perché solo lo Stato può concedere la cittadinanza italiana che non può essere regalata. Prima di estendere i diritti, cerchiamo di tutelare quelli dei nostri cittadini onesti. Trattandosi di cittadini extracomunitari – ha detto ancora Lucanto – la proposta del Comune non tiene in alcun conto il necessario vincolo derivante dal regime di reciprocità, rispetto agli ordinamenti degli stati esteri coinvolti. Trovo assurdo – ha concluso Ivana Lucanto – anche prefigurare l’opzione dei cittadini minori onorari, come se il Consiglio comunale fosse una sede legislativa nazionale. Fratelli d’Italia – lo ribadisco – è fermamente contraria allo ius soli e ad ogni forma di automatismo nell’ottenimento della cittadinanza. Per noi la cittadinanza italiana va meritata e concessa solo a chi ama e rispetta la nostra cultura e la nostra identità”. Convinta adesione alla mozione presentata dalla consigliera Chiara Penna è stata espressa dalla consigliera comunale Antonietta Cozza per la quale il documento “ha un forte impatto simbolico”, e rispetto al quale ha dichiaro la sua più convinta adesione. “È coerente – ha affermato Cozza -che un governo municipale riformista e progressista, assuma, insieme alla maggioranza consiliare che lo sostiene, il tema dello ius soli come propria bandiera identificativa. E’ un tema delicato, e, tuttavia, va collocato nella sua fisiologica dimensione, senza indugiare in radicali antitesi su contrapposte posizioni identitarie”. La consigliera Cozza è partita da un dato: “1.100.000 ragazze e ragazzi sono nati in Italia, crescono in Italia, studiano in Italia, sono tifosi delle nostre squadre , ma sono apolidi: cioè non sono cittadini italiani. E’ un errore madornale. A queste ragazze e a questi ragazzi è negata – solo perché nati da genitori stranieri – la loro identità di cittadini italiani.Questi ragazzi hanno il sacrosanto diritto di essere riconosciuti cittadini. Perché sono cittadini italiani. Se continuiamo lungo questa traiettoria, ci avviciniamo sempre di più a modelli culturali, che copiano le opzioni di Orban. Vogliamo imitare gli Stati Uniti per tante cose, ma, stranamente, non li imitiamo nello ius soli.E restiamo prigionieri di una barbara crociata ideologica dichiarata dalle forze sovraniste, che confondono e mescolano lo ius soli con l’immigrazione.Dobbiamo essere chiari: lo ius soli non c’entra nulla, proprio nulla con l’immigrazione clandestina”. Cozza si domanda: “ma è mai possibile che quando si affronta questo tema, c’è sempre una priorità diversa? Non ci può essere nessuna priorità diversa, quando sono in gioco diritti fondamentali che sono tutti uguali.E il diritto alla cittadinanza è un diritto fondamentale, perché interseca direttamente il principio egualitario”. Quindi la consigliera Antonietta Cozza si pone delle domande nella sua qualità di docente. “Ma perché mai Luigi e Alberto, iscritti alla prima media, compagni di classe, anzi compagni di banco, nati tutti e due in Italia, Luigi da genitori italiani e Alberto da genitori stranieri, entrambi, vissuti sempre in Italia, nella stessa città, per esempio nella nostra città, entrambi, perfettamente padroni della lingua italiana e del nostro dialetto, entrambi, compagni anche al catechismo, sono, poi, maledettamente, diseguali nell’identità nazionale? Luigi è cittadino italiano; Alberto non è cittadino italiano. E’ anacronistica contraddizione in termini.Certo, ho piena consapevolezza che, poi una parte dell’opinione pubblica non lo capisce. Ma il compito della politica è quello di educare l’opinione pubblica; non è quello di sollecitare gli istinti peggiori. Ho piena consapevolezza che questa battaglia deve vincersi in Parlamento. Ma se questa battaglia non si vince, prima nel Paese, non si vincerà mai nel Parlamento. E allora, prima della battaglia politica, occorre vincere quella culturale, mobilitando e sensibilizzando la collettiva coscienza popolare. E dentro questa mobilitazione le municipalità italiane possono e debbono, fertilizzando una secolare tradizione libertaria e democratica, interpretare un ruolo intensamente attivo. Per ribadire e riaffermare, con forza e con vigore il nobile principio di uguaglianza, scolpito nella Carta Costituzionale. E in questo senso anche la voce del Consiglio Comunale di Cosenza – ha concluso Cozza – è utile e preziosa. Perché è voce alta, autorevole e nitida, in quanto espressione della volontà popolare di una Città, culla autentica dei più fieri principi di civiltà democratica”.Per Bianca Rende vale la pena intraprendere una discussione sullo ius soli “perché questo consente l’emersione del tratto politico ed umano di ognuno di noi. Chi non si pone il problema, evidentemente – ha precisato la consigliera Rende – manca dalle scuole da 20 anni, non rendendosi conto che sono occupate dagli stranieri. Va detto poi – ha aggiunto Rende – che il lavoro dei cittadini stranieri incide in Italia sul PIL per il 9% e vale 134 miliardi. L’importanza di mozioni di questo tipo serve a dire da che parte stiamo e lo è molto di più oggi: la città ha bisogno di tutti e di aumentare democraticamente la propria popolazione e la platea dei residenti e dei contribuenti. Ecco perché va favorita la cultura dell’accoglienza e dell’incontro. Cosenza ha, in questo senso, una lunghissima tradizione perché è famosa nel mondo perché si è sempre posta al centro di confluenze e di migrazioni ed ha accolto chiunque sia transitato da queste parti. Noi stiamo – ha ribadito la consigliera Rende – dalla parte dei diritti, degli ultimi e di chi si riconosce nelle stesse condizioni di Willy Monteiro Duarte che perse la vita a Colleferro, nel tentativo di sedare una rissa che aveva coinvolto un suo amico. Alla memoria di Willy il Presidente Mattarella ha conferito la medaglia d’oro al valor civile”. Quindi Bianca Rende si è richiamata a Papa Francesco che “da leader responsabile, in un suo messaggio del 2017 richiamò l’attenzione di tutti ponendo una base giuridica universale per la protezione dei minori. Ci vuole un cambio culturale e occorre favorire la cultura dell’incontro. E’ indispensabile il contributo della politica e della società civile, ognuno per il proprio ruolo. Non è un punto di arrivo, ma di partenza. Tante altre cose si possono mettere in campo, come la consulta dei Popoli”.A favore del primato della politica rispetto al quale le leggi devono adeguarsi si è poi espresso il consigliere comunale Francesco Graziadio. “Faccio fatica – ha esordito – a capire cos’è la cultura italiana se non la sintesi di tutti i contributi di civiltà. Bisogna smetterla con la finzione che le grandi immigrazioni sono figlie del colonialismo. Il possesso della terra non è mai stato legato alla cittadinanza. E’ diffuso nella cultura greca l’atteggiamento di aiuto a chi aveva attraversato il mare. Oggi mi ha deluso – ha aggiunto Graziadio – l’assenza dell’opposizione. Il Mediterraneo è un cimitero a cielo aperto e noi sappiamo pochissimo di chi affonda in quel mare. Rabbrividisco quando sento parlare di integrazione. Ho tanto di imparare da chi arriva a casa nostra Non consentire la circolazione delle persone mi sembra una follia di cui la storia ci chiederà conto. La mozione di oggi ha un grande valore simbolico, e Cosenza, approvandola, perpetua la sua storia di città dell’accoglienza”.E’ stata poi la volta della consigliera Alessandra Bresciani. “Sappiamo bene – ha detto in apertura di intervento – che serve una legge approvata dal Parlamento e noi a questa puntiamo. Ciò che possiamo fare come Amministrazione comunale è conferire la Cittadinanza onoraria, vogliamo cioè compiere un’azione che si ponga come scelta politica, orientamento egualitario ed inclusivo.Siamo consapevoli – ha aggiunto Alessandra Bresciani – del valore simbolico di questa nostra scelta.Ma proprio le azioni simboliche sono le più forti e si caricano della volontà, dell’entusiasmo e della speranza di coloro che le compiono. In tal senso questa Amministrazione si vuole caratterizzare come quella che guarda al futuro, al bene della collettività, tutta intera, senza esclusioni e che fa dell’inclusione un principio fondante della propria azione. Quindi, anche se il valore legale non ci potrà essere, e noi ne siamo consapevoli, rimane appunto il valore simbolico e il messaggio forte e chiaro che da Cosenza vuole partire a favore dello ius soli e, ancor più, dello ius scholae. Chi è stato fra i banchi delle nostre scuole è uno di noi, chi si nutre quotidianamente dei principi della nostra cultura e cresce con noi è uno di noi, chi-come noi abbiamo fatto- tutti i giorni ha accolto le proposte educative degli insegnanti italiani che trasmettono i valori fondanti della civiltà occidentale, della Grecia e della Roma antiche, chi segue e spasima al racconto della storia d’Italia e delle battaglie per la conquista della democrazia, non può che essere uno di noi. Il riconoscere a chi ha studiato qui l’appartenenza ad una cultura e a una comunità – ha rimarcato ancora la consigliera Bresciani – è un dato che dovrebbe essere scontato.Il nostro messaggio di oggi è questo: è puramente simbolico parlare delle vite delle persone? E’ pura retorica fare riferimento al disagio di chi vive in un contesto, in una una comunità, ma senza il sistema di diritti e doveri che quella comunità si è data?Chi segue le regole, frequenta le scuole ed è parte di una comunità, anche se quella comunità non lo riconosce, non è un simbolo. Stiamo parlando della vita concreta dei bambini, di ragazzi vocianti che con la loro allegria riempiono le strade. E se fossero proprio i bambini a risolvere la questione? Non avrebbero dubbi a riconoscere al compagno di giochi, all’amico le stesse opportunità loro riconosciute.Quando andrete a casa questa sera, chiedete ai ragazzi cosa avrebbero fatto oggi al vostro posto e lì troverete le giuste risposte”.Successivamente ha chiesto nuovamente la parola il consigliere Giuseppe d’Ippolito. “Quest’aula – ha sottolineato – sta dimostrando maturità e un livello alto della discussione”. Poi rivolgendosi alla maggioranza, ha aggiunto che “l’ordine del giorno copia pedissequamente, nella forma, nei contenuti, nei modi, la proposta del comune di Bologna e questo si evince ancora di più nella misura in cui sono stati sottratti due o tre punti che avrebbero potuto dare un contributo alla discussione”. Quindi d’Ippolito ha richiamato gli emendamenti precedentemente illustrati auspicandone l’approvazione, almeno parzialmente, da parte della maggioranza. Ha poi ribadito che “la maggioranza è come se volesse giocare fuori dal campo della legalità e della prassi istituzionale. La vostra proposta – ha detto ancora una volta – non ci convince nel merito e nel metodo”. E quanto al vespaio che Fratelli d’Italia avrebbe sollevato respinge ogni accusa. “Non credo lo abbiamo sollevato richiamando le leggi e lo statuto che, per onestà intellettuale, nella precedente consiliatura fu approvato all’unanimità. Intendo farvi riflettere su una scorrettezza istituzionale. Capisco la volontà di forzare la mano, ma questo lasso di tempo che il Presidente aveva concesso per far lavorare le commissioni non è stato utilizzato. Permetteteci di dissentire. Ci state chiedendo di votare qualcosa che non ha concretezza”.Subito dopo è intervenuto il capogruppo del PD Francesco Alimena. “Migrare non è solo un diritto, ma è una cosa connaturata nell’uomo. Fa parte della nostra cultura accogliere lo straniero. In Italia nascono tantissimi ragazzi che studiano nelle nostre scuole. Sempre più spesso si sente parlare di integrazione o inclusione, di coabitazione e cooperazione, o per meglio dire di convivenza. Ormai la cittadinanza non è più qualcosa che attiene alla nazione, né ad una parte della comunità, ma va assumendo connotazioni sempre più globali. E’ compito di un ente territoriale come il Comune dare segnali al Parlamento di cosa i cittadini hanno bisogno. Ho ascoltato la lettura degli emendamenti e sono procedurali, ma è vero anche che sono irricevibili – ha concluso Alimena – perché riflettono un tenore politico lontano dagli insegnamenti che abbiamo ricevuto”.La serie degli interventi è stata conclusa dal consigliere Francesco Turco, tra i maggiori sostenitori della mozione.L’atto che ci prepariamo a votare – ha detto – è un atto certamente simbolico ma che indica un alto grado di civiltà che è propria della nostra Cosenza, dell’Atene della Calabria, che oggi compie un passo in avanti importante, come ha già fatto la dotta Bologna approvando, solo qualche settimana fa, lo stesso provvedimento che ci apprestiamo a deliberare anche noi e che è assolutamente legittimo, al contrario di quanto vuol far credere qualche collega consigliere comunale, e come specificato dal Segretario Generale. In realtà – ha aggiunto Turco -potevamo essere i primi, ma l’ostruzionismo di qualche forza politica di minoranza ha rallentato il percorso, ma non lo ha assolutamente fermato e di questo ringrazio soprattutto la collega Chiara Penna, prima firmataria della mozione, per la determinazione, l’impegno e la passione che ha profuso. Un atto simbolico, ma intriso di valori e ideali che non possono darsi per scontati per come dimostrano alcune forze populiste e sovraniste che fanno politica sulla paura ed il disagio della gente.Noi, per fortuna, parliamo un altro linguaggio che è quello dell’inclusione, della tolleranza, della solidarietà, dell’uguaglianza. Sono questi i nostri valori ed i nostri ideali che, quando attecchiscono, fanno grande un popolo ed una nazione perché rappresentano anche un motore di crescita e di sviluppo.Noi – ha ribadito il consigliere Turco – intendiamo la politica come servizio verso gli altri, a beneficio della collettività tutta, a prescindere dalla razza, dal colore della pelle e dalla nazionalità di provenienza, dall’orientamento religioso, di sesso e di fede politica e con una mano sempre tesa verso gli ultimi, verso quanti sono rimasti indietro”.E sulle linee programmatiche Turco ha tranquillizzato l’opposizione.Certo che le presenteremo, non appena approveremo il bilancio preventivo, su cui le linee programmatiche devono necessariamente basarsi. Nel frattempo, andiamo avanti per la nostra strada, che è in salita per i disastri trovati, ma che percorreremo senza sosta per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati: ridare a Cosenza la dignità di città capoluogo ed il ruolo di prestigio che la storia le ha assegnato e che negli ultimi anni aveva perso.In questo contesto è importante approvare il provvedimento oggi in discussione, che si rifà all’articolo 2 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, deliberata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.

Tra gli obiettivi programmatici del Comune, c’è quello di orientare la propria azione per prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione senza distinzioni di sesso, razza, etnia, nazionalità, religione, opinioni politiche, età, orientamento sessuale, identità di genere e condizione psico-fisica, di promuovere la tutela della vita umana, della persona e della famiglia, la valorizzazione sociale della maternità e della paternità, assicurando sostegno alla corresponsabilità dei genitori nell’impegno di cura e di educazione dei figli, anche tramite i servizi sociali ed educativi.

Siamo convinti che occorra riformare la legge n. 91 del 1992 alla luce dei mutamenti che hanno interessato la struttura demografica, sociale e culturale del nostro Paese, per superare una discriminazione che riguarda tra l’altro una fascia di popolazione vitale e vulnerabile come quella dei minori che con la mancanza della cittadinanza, oltre ad imporre a questi giovani «italiani» l’obbligo di rinnovare ciclicamente il permesso di soggiorno, priva loro di alcuni diritti fondamentali per il loro futuro umano e professionale, come la possibilità di partecipare a concorsi pubblici, la libera circolazione nei Paesi dell’Unione europea e, per alcuni di loro, il diritto di elettorato attivo e passivo.

Voglio ricordare che anche da diversi esponenti di confessioni religiose sono arrivati appelli al Parlamento per una riforma della Legge citata al fine di promuovere il riconoscimento della cittadinanza per i figli nati in Italia da genitori stranieri e noi auspichiamo che il nuovo Parlamento possa determinarsi, finalmente, nella giusta direzione.

Oggi quindi deliberando di inserire il riferimento simbolico allo “Ius Soli” nello Statuto del Comune di Cosenza e a sancire l’appartenenza alla comunità locale, istituendo la “Cittadinanza onoraria del Comune di Cosenza”, ai minori nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti in città o nati all’estero ma che hanno completato almeno un ciclo scolastico o di formazione italiano e soggiornanti a Cosenza, compiamo un atto di democrazia reale e non di ostentazione di becero populismo, con buona pace dei nostri oppositori.

Ci impegneremo, inoltre, – ha aggiunto Turco – a fare rete con gli altri comuni, per sollecitare il Parlamento ad approvare quanto prima una nuova legge sulla Cittadinanza italiana che riconosca pieni diritti ai figli dei migranti nati o cresciuti in Italia e agli stranieri che vivono stabilmente in Italia” E ha concluso il suo intervento con una frase del socialista Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani: “cesserai d’essere un vero uomo libero, per divenire solo un libero animale egoista, abbandonato ai suoi istinti, se non ti adoperi perché libero come te sia il tuo vicino”. Ecco, noi siamo uomini liberi, e non saremo mai liberi animali egoisti”.

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