La reazione dell’ex sindaco Manna al Dossier del Viminale sui comuni sciolti

Redazione

“Il Viminale rende pubblico il dossier sui comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Un focus sulle ragioni che hanno determinato lo scioglimento dei consigli comunali. La notizia può indurre in errore qualunque lettore, atteso che per molte amministrazioni sciolte per infiltrazione, il tribunale amministrativo regionale non si è ancora pronunciato. Forse i funzionari del Viminale sono già sicuri dell’esito dei ricorsi? – La nota è dell’ex sindaco di Rende Marcello Manna. – Di certo non è dato comprendere perché la notizia viene diffusa senza aver rispettato almeno il giudizio amministrativo. Per il comune di Rende nel dossier del Viminale si evidenziano numerose criticità. Le concessioni anomale, il personale inadeguato, le mancate assunzioni, le irregolarità sul PSC, la relativa approvazione in consiglio comunale effettuata in modo illegittimo, la procedura di riequilibrio finanziario non completata. Insomma: “un quadro di grave compromissione dei principi costituzionali di legalità, buon andamento e imparzialità dell’azione amministrativa, oltreché di infiltrazioni o di condizionamento mafioso”.Prima di affrontare il richiamo ai principi costituzionali è necessario offrire una verità diversa e più aderente alla realtà del Comune di Rende. I dipendenti del Comune di Rende sono per la stragrande maggioranza estremamente competenti e di grande professionalità. I dirigenti sono di prim’ordine, tanto da essere contesi da altre amministrazioni. Nessuna delle altre criticità indicate dalla commissione di accesso risulta essere documentata e fondata. In particolare, l’affidamento in concessione di beni pubblici è stato effettuato con regolari procedure. È infatti la commissione ha censurato i titolari delle concessioni,  ma non già le procedure utilizzate. Come dire questo non mi piace e quest’altro lo ritengo persona sospetta. E anche le altre concessioni censurate per raggiungere lo scioglimento del consiglio comunale (tributi e pubblicità) a seguito di regolare gara, sono risultate vincitrici. Come dire che le censure erano solo strumentali. Siamo nel campo della mera discrezionalità. Anche il PSC risulta essere assolutamente conforme alle linee indicate dalla regione Calabria. I commissari prefettizi nominati hanno chiesto un parere tecnico ad esperti dell’Unical e gli stessi ne hanno confermato la bontà. Interessante vedere poi cosa è stato fatto per revocare il PSC. Ma non è questa la sede. Nulla di realmente documentato. Una sequela di affermazioni apodittiche. Eppure Rende in termini di piani e programmi (piano di protezione civile, strategia urbana, lo stesso PSC) era diventata punto di riferimento di altre amministrazioni comunali. A proposito dei principi costituzionali di legalità sarebbe interessante e anche opportuno fare un focus sulla commissione di accesso e sulla sullo stesso Viminale. La commissione di accesso era composta tra l’altro da un inquirente che si è anche occupato delle indagini relative al procedimento cosiddetto Reset. Chi aveva istruito detto procedimento è stato chiamato anche a comporre la commissione di accesso, ciò in barba a tutti i principi costituzionali di terzietà e autonomia di valutazione. La commissione di accesso non ha consentito agli amministratori di fornire le necessarie informazioni in ordine ai vari punti oggetto di indagine. Anche su questo si è completamente fuori dal perimetro costituzionale dei diritti e della legalità. Si tratta solo di pensare di essere qualche secolo indietro, quando in piena inquisizione, si raccoglievano elementi senza né contraddittorio, né confronto, con poteri illimitati, nell’arbitrio assoluto.La commissione oltre a raccogliere documenti ha assunto alcune testimonianze. Due in particolare fanno riferimento a fatti completamente falsi e facilmente smentibili. Ma nessuno si è sentito in dovere di ascoltare chi poteva fornire i necessari chiarimenti. Neppure la Prefetta di allora poi trasferita. Oggi nell’attesa di una pronuncia del tribunale amministrativo regionale, che peraltro ha un ambito assai ristretto di valutazione, siamo costretti a rappresentare all’autorità giudiziaria gli elementi che provano la falsità di alcune testimonianze, attraverso audio e documenti in nostro possesso. È evidente, senza ulteriormente trattare la questione Rende,che siamo in presenza di una legge che è priva di qualsiasi garanzia nei confronti delle amministrazioni che vengono coinvolte. Vi è una ampia discrezionalità e la relazione che viene fornita al Viminale non trova alcun controllo, così come nessun controllo viene operato prima della firma da parte del presidente della Repubblica. È inutile ribadire che di tutti questi accadimenti nulla dice il governo regionale, men che meno Anci. Preferiscono il silenzio istituzionale. È più tranquillo. E soprattutto non disturbano gli inquirenti. Vero è che siamo nell’arbitrio assoluto e in piena inquisizione. È necessario porre rimedio anche perché sono troppe le ingiustizie che si fanno nei confronti di tante comunità di cittadini, oltre che nei confronti dei tanti amministratori. La nostra regione regredisce quando vengono adottati provvedimenti privi di reali motivazioni. Basta verificare quanto scioglimento comunali risultano essere stati ingiusti. Basta guardare quanti progetti sono stati presentati nei comuni commissariati, anche attraverso il PNRR. Purtroppo nessuno!Per quel che ci riguarda il Viminale è espressione politica e la nostra certezza è chel’amministrazione comunale e il consiglio comunale di Rende sono stati sciolti solo e soltanto per ragioni di natura politica nel silenzio assordante, tranne per qualche importante voce garantista e autenticamente democratica, della sciatta politica calabrese! – conclude poi Manna – Per quel che ci riguarda ci basta il sostegno dei cittadini, gli stessi che da tempo hanno voltato le spalle a quei professionisti della politica che poco servono per il riscatto della nostra terra!”

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