di Attilio Sabato
Sarebbe fin troppo facile liquidare la conferenza stampa di Oliverio con il più classico e feroce dei commenti “a volte ritornano”. Ma non è questa la finalità della riapparizione in pubblico dell’ex governatore dopo mesi di sollecitazioni fini a sé stesse immesse nel circuito mediatico, non ci sono mire elettoralistiche, almeno nell’immediato. Si è infilato, con dubbio tempismo, nel bel mezzo della scelta compiuta da Pd e M5S, pensava, forse, di avere dalla sua qualche altro giorno di tempo prima che Conte e Letta occupassero la casella. L’ex presidente chiarisce subito a scanso di equivoci che “non ho riserve verso la candidatura” e del resto non poteva dire cose diverse, visto che Oliverio conosce benissimo Maria Antonietta Ventura e tra i due c’è un “ottimo rapporto di amicizia”. Quindi, non è di questo che parla, magari lo farà un’altra volta, magari più in là, magari dopo che dal Nazareno arriveranno segnali d’attenzione. E’ qui, accompagnato dai suoi fedelissimi, i pochi che gli sono rimasti a fianco, per recuperare i frame dei mesi scorsi che lo ritraggono “solo contro tutti” nella stagione in cui Zingaretti gli preferì Pippo Callipo rendendo vano il suo “abbaiare alla luna”. E’ del Pd che parla, della delusione maturata dopo aver sperato che Letta invertisse il trend del partito. Rivendica il coraggioso “passo indietro” nonostante avesse dalla sua un nutrito gruppo di consiglieri regionali pronti ad “andare in guerra”. Recupera il senso di quella battaglia che Roma non capì e continua a non capire. L’obiettivo è chiaro: Roma sta distruggendo quel patrimonio di esperienze che sta dentro il Pd calabrese. Nel mirino, matematico che ci fosse, ci finisce anche il commissario Graziano che “governa il Pd calabrese insieme a cinque consiglieri regionali e due parlamentari. Il gruppo è chiuso a riccio e non discute con nessuno”. Tutto qui? Bè, più o meno. Ma ecco la “novità” la polpa di questo argomentare lungo e dettagliato intorno alle “spoglie” di un partito assai distante da quello che ha conosciuto e dal quale ha avuto tanto, ma proprio tanto. La nascita di un “movimento di opinione” per fermare “la deriva”. La visibilità sarà assicurata, probabilmente, da una manifestazione tutta ancora da pensare e organizzare, confidando nell’orgoglio di quei “compagni” che non si sono rassegnati e che hanno (ancora) voglia di combattere. Insomma, armiamoci che partiamo, ma in quanti lo seguiranno? Dubbio legittimo. Senza gestire potere è dura, durissima, mettere insieme un po’ di volenterosi garibaldini.