“A più di un anno dall’inizio della pandemia che alla stregua di uno tsunami ha sconvolto il mondo intero, ancora oggi, nonostante la ricerca scientifica ci abbia consegnato il vaccino ed anche più di uno per debellarla, il nostro Paese fa fatica a venirne fuori”. Lo afferma in una nota Bruna Inzillo, Coordinatrice cittadina Italia del Meridione Crotone, che aggiunge: “Comunque quando ciò avverrà, ci auguriamo al più presto, di certo tante vittime si conteranno sul campo. Di sicuro, non eravamo preparati. Non lo era forse nessuno ma abbiamo anche scoperto che addirittura mancava del tutto un Piano Pandemico Nazionale, non c’era nulla che potesse aiutare i sanitari che a mani nude hanno affrontato un mostro nelle corsie ospedaliere nessuna protezione, reparti insufficienti, personale carente anche e soprattutto in branche della medicina determinanti per la lotta al coronavirus come: l’infettivologia, la pneumologia, la rianimazione e l’igiene pubblica. In Calabria si è del tutto palesata, se ancora ci fossero dei dubbi, la totale inefficienza della Sanità, depredata e commissariata da così tanti anni che è solo grazie ai quei medici, specialisti, operatori sanitari che con professionalità, spirito di sacrificio ed abnegazione, sacrificando la propria vita e quella dei familiari si è scongiurato uno tsunami con un numero di decessi in proporzione nettamente inferiore a tutte le altre regioni, secondo solo alla Campania come da dati del IlSole24Ore aggiornato all’8 maggio 2021. Una lezione tanto dura sarebbe dovuta servire ma, diciamocelo francamente, in un momento tanto decisivo e importante non abbiamo avuto una politica capace di adoperarsi nel mettere in campo soluzioni forti e la conseguenza è stata quella di trascinare per mesi una situazione emergenziale che passerà, purtroppo, alla storia. Con la seconda ondata, non ci saremmo dovuti trovare nelle medesime e tragiche situazioni soprattutto nei presidi ospedalieri, ancora senza reparti sufficienti, ancora senza personale medico e paramedico, tutto come prima anzi peggio di prima. Con l’aggravante però che adesso non c’è il fattore sorpresa usato a lungo come paravento per l’inefficienza, quasi che non ci sia stata in passato una sfilza di figure professionali pagate profumatamente da noi cittadini affinché la “sorpresa” potesse nuocere il meno possibile alla salute pubblica. Qualche avvicendamento nei posti chiave per la gestione dell’emergenza, qualche mascherina in più, per il resto si assiste alla ripetizione drammatica di quanto avveniva nei primi mesi del 2020, con le strutture al collasso, un bollettino di guerra di centinaia di vittime al giorno, una campagna vaccinale lenta, lentissima. Cosa non si è capito del 2020? Forse che gli spazi per nuovi reparti in urgenza si possono anche trovare, che ospedali chiusi si possono riaprire ma il personale no, quello non si inventa, il personale lo trovi se lo formi, se fai la scelta di fondo di investire nelle scuole, nelle università, nelle scuole di specializzazione e soprattutto se si ristabilisca quel turn over da troppo tempo fermo. Questo la classe politica non ha capito o non vuole capire! Italia del Meridione in questi mesi ha fatto sentire sempre e più volte la sua voce, denunciando le inefficienze e proponendo soluzioni che rispondessero alle reali esigenze dei diversi territori ma alla fine resta la sensazione avvilente che il Governo ci parli sull’onda di una quotidianità che è troppo variabile per essere un punto di partenza credibile. Ci chiediamo perché nei mesi più drammatici di quest’anno, con i contagi alle stelle e vittime ogni giorno, non si sia proceduto ad una chiusura totale almeno di un mese, come si fece nel marzo del 2020. Questa era la soluzione, l’unica per fermare il contagio e sarebbe servito molto di più della colorazione delle regioni, metodo più volte inficiato da false dichiarazioni di dati da parte delle Regioni stesse che volevano evitare le chiusure. Anche su questo aspetto il Governo ha mostrato di essere debole, e ci piace pensare almeno che lo sia stato sotto la spinta delle legittime proteste di quelle categorie fortemente penalizzate dalle chiusure degli esercizi commerciali e non dalle lobbie di potere che di certo non hanno come primo obiettivo il benessere e la salute dei cittadini. Ed è a questo che deve pensare la politica. Dovremmo sentirci sollevati quando il Presidente Draghi ci indica un calendario delle riaperture o quando ci fa intravedere una luce in fondo al tunnel, persino quando ci parla del Governo che ha accettato un “calcolato rischio”. Vogliamo essere ottimisti che il calcolo si riveli corretto ma è anche vero che il punto di partenza, di cui parlavamo prima, non ci sembra rassicurante. Se partenza deve esserci che lo sia davvero, in sicurezza – concude -con risposte certe e soluzioni definitive e soprattutto con un Sistema Sanitario Nazionale e Regionale che siano degni di un Paese democratico”.
Pandemia, Inzillo (IdM): Risposte certe per ripartenza
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