Sanità, Misiti: “mancano decreti su responsabilità medici”

Anna Franchino

“Durante il periodo di confinamento, definito lockdown, tutti i cittadini italiani commentavano l’operato dei medici, degli infermieri e delle altre professioni sanitarie definendoli eroi, angeli, persone meravigliose. In tanti, ancora oggi, ricordano le carovane dei camion dell’esercito con le bare dei deceduti per Covid della città di Bergamo o dei bollettini TV delle ore 18 con l’elenco dei contagiati e dei decessi delle varie regioni italiane. Momenti difficili, assimilabili ad un periodo di guerra e ai consequenziali bollettini. Ma oggi in quanti si ricordano ancora dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari del periodo di confinamento? Del loro lavoro? Dei loro sacrifici?”. Lo afferma il deputato Cinquestelle Massimo Misiti. “Dimenticati dopo proclami di solidarietà – prosegue – dimenticate le 176 famiglie dei medici, le oltre 40 degli infermieri e le altrettante delle altre professioni sanitarie; dimenticate ed abbandonate da chi di eroi e di angeli faceva menzioni e sublimazioni oratorie, con sfoggio di aggettivi e ricerca della lacrima, da chi riempiva pagine di quotidiani e settimanali cercando scoop con immagini. Professionisti dimenticati, problemi dimenticati e ignorati. Il lavoro dei medici, degli infermieri e delle altre professioni sanitarie che in questo campo ci mettono passione è svolto con sacrificio fisico, psichico e mentale; non è ovattato dalle stanze colme di quadri, suppellettili e fotografie con i potenti; sono stanze dove ci sono sedie sgangherate, bicchieri e tazzine del caffè sporche, divise negli armadietti e libri, papers, computer accessi sugli ultimi articoli da seguire, protocolli terapeutici abbozzati, studiati. Ma quello che succede nel retro delle stanze del ministero alla salute nel quotidiano è molto spesso dimenticato, ribadisco ignorato. E non c’è bisogno di andare così in alto, perché è sufficiente raggiungere le stanze dei direttori generali e/o degli assessori alla sanità per capire come non è tanto importante curare e erogare buoni servizi per i cittadini quanto rispondere o cercare pseudorisposte più o meno credibili a chi comanda. Ma chi comanda, di chi è la responsabilità? Comandano sempre gli stessi e pagano sempre i più deboli. I componenti di una catena i cui anelli deboli sono i pazienti che sono stati degli incoscienti; i medici che non studiano mai a sufficienza, gli altri professionisti sanitari, presuntuosi, isterici, volubili e pretenziosi. Mai dei direttori generali, degli assessori alla sanità, dei dipendenti del ministero che non rispondono neanche alle mail istituzionali o, peggio, i consiglieri e i capo gabinetto ministeriali che forti del loro ruolo, nascondendosi dietro il “non è di mia competenze non mi è dovuto” dimenticano le buone maniere, suggeriscono ed obbligano i più deboli ad eseguire gli ordini come bravi soldatini. I professionisti sanitari sono persone, possono avere i loro difetti, possono essere incorsi in errore, ma ciò che è indiscutibile che con la loro abnegazione hanno colmato le lacune di coloro i quali avrebbero dovuto tutelare la salute dei cittadini. Dirigenti e/o funzionari che nella perfetta ignoranza e arroganza presumendo di conoscere le linee guida e/o i protocolli terapeutici, o con gravità maggiore, senza conoscere la differenza tra un percorso terapeutico che prevede l’uso di un ECMO, di un apparecchio di rianimazione e un casco per CPAP. disponevano ed imponevano il loro modus operandi. Sono stati acquisiti apparecchi di ventilazione anche dall’estero da ditte non presenti sul territorio nazionale, chi ne gestirà adesso la manutenzione? Sono state acquistate scorte di farmaci cercando di risparmiare sugli acquisti fatti in grande quantità, ma seguendo quali protocolli? Seguendo quale distribuzione sul territorio? E’ stato fatto tanto, in modo confuso, ma chi ha sbagliato, chi ha fatto male chi pagherà per gli oltre 35mila decessi identificati come pazienti Covid? Sembra che si stia facendo di tutto affinché a pagare siano gli operatori sanitari; si fa di tutto per proteggere i direttori generali gli assessori e i direttori generali dei ministeri della sanità, cioè coloro i quali non hanno vigilato sull’aggiornamento dei piani pandemici fermi addirittura al 2010 (duemiladieci). Gli avvocati si sono già organizzati pronti a scrivere le richieste di risarcimento nei confronti di chi si è prodigato per curare gli ammalati fino all’ultimo attimo di vita. Della legge Gelli-Bianco, n. 24/2017 non sono stati ancora approvati i decreti attuativi di alcuni articoli. Che importa c’è sempre l’anello debole. E coloro che sono stati contagiati nel corso delle loro mansioni da chi sono tutelati? E i familiari dei deceduti nello adempimento del loro lavoro da chi saranno tutelati? ci sarà un riconoscimento economico? Forse a loro non spetta, erano medici, erano infermieri, erano professionisti sanitari. Ma da tempo immemorabile si sa che la morte è uguale per tutti e non guarda in faccia nessuno, tutti di fronte alla morte sono uguali, il dolore per la perdita di una persona cara accomuna tutti. La differenza forse sta che in alcune stanze del lungo Tevere è più facile comandare, esprimere cordoglio e dimenticare”.

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