Sanità, Tavernise: mancano medici in Pronto Soccorso Trebisacce

Rosalba Baldino

“E’ inaccettabile che si debba costantemente sollecitare interventi urgenti, che rappresentano però solo tappabuchi momentanei, per scongiurare la chiusura di reparti e servizi fondamentali come quello del pronto soccorso di Trebisacce. A due anni dalla pandemia mancano medici e infermieri. Accade al pronto soccorso di Trebisacce, dove i medici sono costretti a turni di lavoro massacranti, ed è storia che si ripete in altre realtà della Calabria, basta che un medico si positivizzi al covid per rischiare di interrompere un servizio di pubblica utilità fondamentale, come un pronto soccorso. A seguito delle mie ripetute sollecitazionisu impulso del direttore sanitario del Chidichimo dott. Antonio Adduci, con il Presidente Occhiuto e il commissario La Regina,  è stata trovata una soluzione provvisoria con una delibera dell’ASP di Cosenza, ma è necessario uscire una volta per tutte da queste situazioni emergenziali, non giustificabili nel lungo termine. Occorrono presto, anzi prestissimo, nuove assunzioni. È inaccettabile in una Regione come la Calabria che da un anno e mezzo circa ha fermi, non spesi e accantonati in bilancio, 80 milioni di euro, circa, stanziati, da tempo, dal governo per l’assunzione di personale. Continuerò, dunque, il mio impegno per restituire dignità ai cittadini della costa jonica cosentina”, è quanto dichiara Davide Tavernise, capogruppo del M5S in consiglio regionale.

“Dalle ambulanze senza medici ai pronto soccorso al collasso, sono tutti sintomi di un sistema gravemente malato in cui tutto è difficile e pesante. Come evidenziano le associazioni di categoria, molti medici preferiscono tenersi lontani dai turni massacranti del pronto soccorso e hanno anche la convenienza a farlo: un giovane medico che va a fare le vaccinazioni prende cifre uguali, se non maggiori, con turni regolari. È necessaria una indennità integrativa per i medici dell’emergenza urgenza ma non è una questione limitata ai soldi. Mancano le condizioni per lavorare. Gli ingressi in pronto soccorso sono tornati ai livelli pre-covid mentre il personale sanitario è diminuito, in una situazione come quella calabrese già di suo segnata profondamente da anni di commissariamento e blocco del turn over. A questo va aggiunto che gli assegnatari di contratti Covid, di cui si è tanto parlato, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno esperienze di lavoro nell’emergenza urgenza. Si tratta di ragazzi neolaureati meravigliosi ma che difficilmente possono sostenere le difficoltà e le pressioni di un turno in pronto soccorso, come denunciano le diverse associazioni di categoria. Occorrono, dunque, assunzioni di medici, nonché di personale infermieristico e socio sanitario da graduatorie già pronte e un piano a medio termine. Può ad esempio, come sollecitato da alcuni responsabili dell’associazione Simeu, in rappresentanza dei medici dei reparti emergenza-urgenza, essere ripensato il rapporto tra la formazione e gli ospedali: dentro gli ospedali in questo momento potrebbero entrare una schiera di specializzandi che invece vengono tenuti fuori dagli ospedali e stanno solo in università. E questi specializzandi potrebbero essere utilmente impiegati nell’assistenza anche in pronto soccorso sotto la guida dei direttori e sulla base delle loro competenze che saranno proprio i direttori a stabilire, volta per volta, per capire fino a che livello possono essere spinti a lavorare. Sto portando avanti un lavoro improntato a dare dignità ai cittadini della costa jonica cosentina e nei prossimi giorni continuerò a sollecitare i vertici sanitari regionali e provinciali per le problematiche che investono anche altri ospedali, perché il diritto alla salute, negato in tutti questi anni, è l’argomento prioritario per tutti i calabresi”, conclude Tavernise.

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