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“Quando le posizioni sono chiare, anche forti come lo sono le nostre, ma politiche e costruttive, certamente non si esulta nel dover ribattere in un dibattito a tratti fantascientifico, ma la presa di posizione dell’on. Boccia, a seguito delle elezioni provinciali, mi consente- scrive in una nota Flavio Stasi sindaco di Corigliano – Rossano – di chiarire ulteriormente quali sono gli argomenti in campo. Il proclama da “purga staliniana” in cui il commissario di un partito – che per definizione ha un incarico transitorio – sancisce addirittura l’”espulsione permanente” dall’intero campo del centrosinistra, come se fosse il salotto di casa, ha lo stesso effetto devastante di una pistola ad acqua scarica. Si tratta di un commento che in parte offende l’intelligenza di centinaia di amministratori che hanno espresso per due volte una esigenza politica, ma soprattutto trovo bizzarro che un alto dirigente di partito si permetta di addossare ad amministratori, che svolgono dignitosamente il proprio ruolo al di fuori della sua organizzazione, le proprie responsabilità rispetto ad una propria sconfitta elettorale. Leggendo tale commento, però, credo emerga il nocciolo della questione: le elezioni provinciali sarebbero una “trattativa tra gruppi dirigenti”. Si tratta, di fatto, di una ammissione: questa è stata la causa della sconfitta, perché i protagonisti delle elezioni provinciali – nel mondo reale almeno – sono i territori e le centinaia di uomini e donne che li amministrano, i quali non sono stati minimamente chiamati ad un qualche confronto politico, ma avrebbero dovuto solo prendere atto (supinamente) degli esiti di queste mirabolanti trattative tra soggetti non meglio identificati. Ed ha ragione il commissario quando dice che la sconfitta è frutto di personalismi: in queste ormai note spartizioni mi pare evidente come la Provincia, che è una Istituzione e non un mobile-bar, sia stata barattata per postazioni dirigenziali di partito, il tutto in funzione delle prossime elezioni politiche, ovvero dei fortunati a cui sarà garantito un posto al sole – a proposito di sistemi elettorali ignobili – nei listini bloccati. Forse a Roma non ci si crederà, ma evidentemente da queste parti c’è anche gente che non venderebbe la propria dignità per l’1% di possibilità di essere messi in un listino bloccato, e questa è stata la variabile che ha fatto saltare il banco: altro che errori imperdonabili. Un bravo dirigente valorizzerebbe questo fattore, ma in giro ne vedo pochi. Ora si parte da un dato nuovo, al quale bisognerà adeguarsi: ci sono territori, amministratori, soggetti politici che non sottostanno più a decisioni calate dall’alto e compromessi con gruppetti di potere che hanno devastato la scena politica degli ultimi decenni. Quella stagione si è chiusa.Dobbiamo ripartire con un percorso di largo respiro, plurale, aperto, democratico, che superi le sterili contrapposizioni di questi anni e che torni a condividere contenuti e valori. Solo degli irresponsabili non comprenderebbero il valore di tale esigenza.”