Una considerevole visibilità sarà data al territorio della Riviera dei Cedri dalle telecamere dei media nazionali ed internazionali che seguono il Giro d’Italia. Un processo di promozione già avviato da ECOtur, consorzio di operatori turistci, che contnua a lavorare alla sesta tappa della 105esima edizione del Giro d’Italia 2022, la Palmi – Scalea Riviera dei Cedri, in programma giovedì 12 maggio 2022, promossa a livello locale dal Comune di Scalea in collaborazione con Regione Calabria e Parco Nazionale del Pollino.
L’iniziatva sviluppata dall’ufcio comunicazione di ECOtur per difondere nel web “cartoline” idealmente spedite da ogni località del territorio per aumentare la conoscenza di centri rivieraschi e collinari di questo splendido angolo di Calabria, sta riscuotendo successo.
Intanto a Scalea, cità di Tappa, fervono i preparatvi per tute le iniziatve di contorno alla tappa, proprio come nel caso di Giroland. Si trata del villaggio commerciale che l’organizzazione della Corsa Rosa allestsce in prossimità di ogni arrivo di tappa. Un’area pensata per migliorare l’esperienza degli appassionat e all’interno della quale si trovano spazi dedicat alla storia e ai simboli del Giro d’Italia, atvità di intratenimento e di engagement. Qui sarà possibile ammirare il Trofeo senza Fine del Giro 100 e le Maglie Rosa storiche, conoscere le tappe fondamentali degli anni scorsi, interagire con contenut video e audio e cimentarsi con il Giro d’Italia Virtual.
Quanto al processo di difusione comunicatva dei contenut atratvo-turistci del territorio ospitante l’arrivo di tappa, ecco altri quatro dei sedici comuni della Riviera dei Cedri da scoprire: Santa Maria del Cedro, Verbicaro, Grisolia e Maierà.
SANTA MARIA DEL CEDRO
La citadina richiama nel nome la produzione del cedro, che la fa essere esclusiva capitale mondiale del prezioso agrume. Recente è il suo sviluppo sul litorale come centro balneare. Nella frazione di San Bartolo di Marcellina sorge l’antca Laos, cità da ritenersi rifondazione italica dell’antco centro un tempo sibarita della metà del IV secolo a.C. Qui si può visitare il Parco Archeologico, e ammirare i rest del sistema viario della cità, di alcune costruzioni dei quarteri artgianali e della zecca, oltre al piccolo ma ben allestto Antquarium. Spostandosi in località
Abatemarco si potrà ammirare la splendida valle dell’omonimo fume che conserva i ruderi del castello feudale di San Michele, dell’abbazia e dell’arcata di acquedoto.
Il cedro, che viene utlizzato per la produzione di liquori, candit, bevande e profumi, è ancora oggi alla base dell’economia di molte famiglie locali. Centrale, in tal senso, l’atvità svolta dal Consorzio del Cedro di Calabria e dell’Accademia del Cedro. Da segnalare infne il carcere dell’Impresa, oggi Palazzo Marino, antco edifcio del 1500 originariamente opifcio per la rafnazione della canna da zucchero, oggi completamente ristruturato e sede del Museo del Cedro.
VERBICARO
Terra di mulini e di frantoi, Verbicaro si ofre alla visita con le sue architeture tpiche del borgo agricolo pastorale d’impianto medievale, adagiato su una roccia e sviluppatosi per sfuggire alle incursioni dei Saraceni. Afascinante sopratuto l’impianto urbano del quartere Bonifant, con i suoi vicoli stret, le scale appese e le abitazioni in gran parte di un solo e angusto vano. Il borgo potrebbe essere sorto in epoca medioevale-barbarica. Inizialmente era un castello circondato da alte mura. Sono molte le atratve che questo luogo riserva al visitatore, la Chiesa di Santa Maria del Rito, la Chiesa di San Francesco di Paola, la Chiesa della Madonna del Carmine, la Chiesa Madre di Santa Maria del Piano. La Chiesa di Santa Maria Assunta è la Matrice di Verbicaro. Si trova nel centro storico ai piedi del rione Bonifant. Fu edifcata nel XV secolo ed ha subito intervent di rimaneggiamento nel 1883, 1924 e 1974. Il palazzo feudale costruito sulla pianta dell’antco castello, il museo della civiltà contadina e la chieseta della Madonna della Neve con i suoi afreschi del 1300-1500. Il centro è famoso nel campo enologico per il suo vino Doc e per il suo moscato bianco. Molto carateristca e assolutamente da non perdere la visita ai numerosi “catuvi”. In passato l’uva raccolta nei vignet veniva trasportata per mezzo di asini e muli nei “parmient” dove avveniva la spremitura dei grappoli, efetuata con i piedi scalzi. Il mosto otenuto veniva trasportato all’interno di otri ricavat con pelli di capra e depositato, appunto, nei catuvi, in bot di legno dove avveniva la fermentazione. L’atesa durava fno all’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, data in cui tradizionalmente veniva assaggiato il nuovo vino e che ancora oggi viene chiamata festa di “perciavut”. Suggestva la processione fguratva del Giovedì Santo quando, verso mezzanote, si ripete il rito pagano dei “Batent’, persone devote che si autofaggellano a sangue percorrendo le vie del paese.
GRISOLIA
Grisolia è uno dei paesi più antchi dell’area dell’Alto Tirreno Cosentno. L’antco nome, Chriseora, probabilmente deriva dal greco Chrousuolea o dal latno Chrisena, entrambi richiamano l’oro e sono riferibili alla fertlità del terreno o, come alcuni sostengono, a qualche miniera d’oro, o ancora a qualche pepita trovata nell’antchità. Il primo nucleo abitatvo è di origine basiliana agli inizi del IX secolo. Fu feudo di numerose famiglie fno all’età napoleonica. Il comune di Grisolia si estende in aperta collina, all’interno del Parco Nazionale del Pollino fno al Mar Tirreno, abbracciando in pieno il binomio mare-mont. Nel territorio c’è una partcolarità: la presenza della veta del monte La Mula, posta oltre quota 1900 metri sul livello del mare: è la più alta raggiunta da un comune italiano con sbocco a mare. Il centro storico è arroccato su un dirupo che si afaccia sul profondo vallone del torrente Vaccuta. Il borgo, situato a circa 500 metri sul livello del mare, ha avuto origine atorno al convento basiliano di San Nicola al tempo del confito tra Longobardi e Bizantni. L’interno di Grisolia è un intrico di vicoli, scale, archi e support. I vicoli sono innumerevoli e diversi tra loro per larghezza e lunghezza. Una carateristca dell’architetura del centro storico è il supporto, in gergo: “U spuortu”. Il nome indica trat copert del centro antco,
nat dalla necessità di costruire le abitazioni, anche per motvi di difesa, ataccate l’una all’altra con una certa contnuità e unite da archi in funzione statca ed estetca. Molto interessant, sul piano storico-architetonico, sono il Santuario di San Rocco (anno Mille), la Chiesa di Sant’Antonio dedicata al Santo patrono del paese, che risale al XIV secolo. la Chiesa di Santa Sofa e la Chiesa di San Leonardo con i rest di afreschi bizantneggiant. Il maestoso Palazzo Ducale del XV secolo oggi ospita il museo Etnografco.
MAIERÀ
Il territorio del paese di Maierà conserva nei toponimi il ricordo di antchi insediament greci e latni. Molt studiosi locali vedono tracce di vita protostorica per la presenza di numerose grote sparse nel comune. La posizione, lungo la diretrice Jonio-Tirreno, serve a fare conoscere la zona prima agli Ausoni e agli Enotri, poi ai Greci e ai Romani e, infne, ai monaci Basiliani che danno vita al casale bizantno di Santa Maria o M’rà (che vuol dire grota). L’abitato di Maierà si trova in una posizione suggestva, costruito su uno spuntone roccioso. Il paese si presenta arroccato introno all’antco castello che dall’alto sovrasta il Mar Tirreno e i ruderi dell’antca Cirella di Diamante. Sul lato monte è quasi possibile stringere idealmente la mano ai vicini di Grisolia. Il centro storico è ricco di suggestvi vicoli e di sotopassi che sventrano le vecchie case costruite sulla nuda roccia. Le numerose chiese basiliane, spesso scavate nella pietra calcarea, ricordano i primi insediament bizantni. Il borgo ruota atorno al castello. A Maierà c’è la strada panoramica che dalla piazzeta dove si apre la porta Terra conduce alla chiesa di Santa Maria del Piano e al palazzo Casella. Da qui si può ammirare, inoltre, il panorama del vallo in cui scorre il torrente Vaccuta. La Chiesa di Santa Maria del Piano è la matrice, il cui rifacimento risale al 1534 per volere di Alfonso di Loria che la ingrandisce e l’arricchisce di stucchi. L’edifcio originario risulta essere stato realizzato all’epoca di Carlo I D’Angiò. La chiesa della Madonna del Carmine è stata costruita dai monaci basiliani. Oggi, dopo numerosi rimaneggiament, si presenta come una piccola chiesa di campagna alla quale si accede da tre gradini. Maierà ospita, unico al mondo, un Museo del Peperoncino.