I veleni partivano dalla Campania, rifiuti urbani e industriali che, attraverso una vorticosa serie di “passaggi” tra impianti a volte reali a volte fittizi, finivano in capannoni abbandonati in diverse aree del Nord Italia Ma i rifiuti arrivavano anche in Calabria e venivano interrati in una cava dismessa di Lamezia Terme, in passato già sequestrata perché utilizzata per nascondere armi e droga. Nel sito calabrese è stato documentato l’interramento di 25 tonnellate di rifiuti. Un sistema messo in piedi da un’organizzazione criminale gestita da soggetti calabresi, tutti pregiudicati, grazie alla disponibilità di trasportatori di fiducia e al ruolo svolto da un impianto di trattamento in provincia di Como che fungeva da snodo del traffico e che i Calabresi consideravano un loro feudo, da qui il nome dato all’operazione. Nell’impianto comasco i rifiuti solo apparentemente venivano trattati, ma in realtà venivano destinati tal quali a riempire capannoni dismessi, ad essere abbandonati in ex aree industriali o ad essere interrati. Il traffico che da Milano arrivava in Calabria avrebbe prodotto, secondo i pm della Dda di Milano profitti da 1,7 milioni di euro in un anno. 11 le persone arrestate nell’ambito dell’operazione condotta dai Carabinieri Forestali di Milano, Lodi, Pavia, Torino, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro.
Traffico di rifiuti, 11 arresti. I veleni della Campania interrati a Lamezia
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