Saranno rafforzate le misure di vigilanza per la famiglia Vinci, Francesco e Sara Scarpulla, genitori di Matteo, il biologo 43, ucciso a Limbadi, il 9 aprile 2018, per l’esplosione di una autobomba. Lo ha disposto il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Vibo Valentia, presieduto dal prefetto Roberta Lulli. In particolare verrà utilizzato personale dell’Esercito impegnato nell’ambito dell’operazione Strade sicure. E’ stato raccolto, dunque, l’appello lanciato lo scorso mese di gennaio dalla coppia. Proprio nelle scorse settimane in prefettura, infatti, si era tenuta una riunione di coordinamento delle forze di polizia alla quale, oltre al prefetto Lulli, aveva partecipato anche il procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri. Lo scorso 14 dicembre la Corte d’assise di Catanzaro ha condannato all’ergastolo Rosaria Mancuso e Vito Barbara, a 10 anni Domenico Di Grillo e a 3 anni e 6 mesi Lucia Di Grillo, considerati dagli inquirenti i mandanti dell’attentato. La sentenza ha escluso per tutti gli imputati l’aggravanti mafiosa disponendo una provvisionale di 150 mila euro per le parti civili, ovvero i genitori della vittima. Domenico Di Grillo, nel frattempo, ha ottenuto i domiciliari ed è tornato a vivere a pochi passi dalla casa dove abitano i genitori di Matteo Vinci. Un provvedimento che, in quella circostanza, aveva scatenato la dura reazione di Sara Scarpulla. “Come si può continuare ad avere fiducia nella giustizia?”, aveva affermato a più riprese la donna. Adesso la decisione della prefettura di Vibo Valentia con il rafforzamento delle misure di vigilanza intorno alla famiglia del biologo ucciso.