Depurazione: indagato sindaco San Nicola Arcella

Isabella Roccamo

C’è anche il sindaco di San Nicola Arcella tra le persone indagate dalla Procura di Paola nell’ambito dell’inchiesta sulla depurazione nell’Alto Tirreno cosentino. Questa mattina i militari della Compagnia Carabinieri di Scalea, hanno eseguito 10 misure cautelari (4 domiciliari, 5 interdittive e un obbligo di presentazione alla pg) emesse dal gip del Tribunale di Paola. Per il sindaco è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Coinvolti nell’inchiesta, denominata “Archimede”, anche tre responsabili degli Uffici tecnici di comuni dell’Alto tirreno cosentino, vari imprenditori e un tecnico dell’Arpacal. L’indagine, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, riguarda una serie di illeciti in relazione a procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione. In particolare sono state ricostruite condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’Alto Tirreno Cosentino tra cui San Nicola Arcella, Diamante e Buonvicino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato. Alcuni imprenditori avrebbero, inoltre, violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti relativi alla gestione e alla manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento. Avrebbero smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento presso terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto. In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’Arpacal che, violando il segreto d’ufficio, concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate.

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