Sale a 67 il numero delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti nelle acque di Steccato di Cutro.Il ritrovamento è avvenuto in mattinata.L’ultimo corpo, in ordine di tempo, ad essere stato recuperato dai soccorritori che stanno operando nella zona della tragedia, è quello di una bambina.Oggi la camera ardente nel Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone dove sono state collocate le bare delle vittime del naufragio. Il Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013 di Lampedusa, impegnata da anni nell’identificazione delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo, ha chiesto al capo dipartimento per le Libertà civili e immigrazione, al commissario straordinario per le persone scomparse e alla prefetta di Crotone di procedere all’identificazione delle vittime del naufragio avvenuto a Steccato di Cutro prima della loro inumazione. “Così come è avvenuto in altri tragici naufragi, in virtù del protocollo di Lampedusa e grazie al fattivo e instancabile lavoro dell’Istituto Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell’università di Milano), l’identificazione dei cadaveri dei naufragi è possibile – spiegano i promotori del comitato- . E’ indispensabile che prima della sepoltura vengano massimizzate le informazioni in previsione di una futura identificazione tramite “match” tra i dati post mortem e ante mortem. Chiediamo a tutte le autorità di applicare, in assenza di un protocollo specifico, il protocollo Dvi (DisasterVictimIdentification) di Interpol, che, prevede: rilievi fotografici, repertazione indumenti ed effetti personali ed esame autoptico e odontologico“. “Anche le famiglie delle persone decedute o disperse dovrebbero essere considerate vittime dei medesimi naufragi e dovrebbero essere coinvolte il più possibile dalle autorità nel processo di identificazione e di inumazione – ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre – . Non vorremmo che, anche in questo caso, queste persone rimanessero dei numeri e delle vittime senza nome. Questo ennesimo naufragio ci fa tornare con la memoria ai naufragi del 3 e 11 ottobre 2013. Naufragi che scossero le coscienze del nostro continente, mettendo a nudo le conseguenze dell’assenza di una reale politica migratoria. Purtroppo a distanza di dieci anni si continua a morire nel Mediterraneo perché, ancora una volta, si preferisce proteggere i confini e non le persone”.