‘Ndrangheta, le mani dei clan su Malpensa

Isabella Roccamo

Il Blitz è scattato nella notte. 400 carabinieri impegnati per l’esecuzione di 34 arresti in diverse province italiane, tra queste anche Cosenza e Crotone. I destinatari del provvedimento (27 in carcere e 7 ai domiciliari) sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, accesso abusivo a  sistema informatico o telematico. L’operazione denominata Krimisa , coordinata dalla DDA di Milano, ha svelato i collegamenti delle cosche di ‘ndrangheta con la politica e le mire delle ‘ndrine sulle attività intorno allo scalo di Malpensa, in particolare parcheggi e negozi. L’indagine  avrebbe accertato il legame tra l’ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, di Forza Italia e alcuni esponenti della ‘locale’ di ‘ndrangheta. L’elezione di Rivolta sarebbe stata appoggiata da influenti famiglie calabresi che lo avrebbero aiutato in cambio di un assessorato alla nipote del boss Alfonso Murano, ucciso il 28 febbraio del 2006 a Ferno (Varese). Tra gli arrestati c’è un consigliere comunale di Fratelli d’Italia di Ferno, Enzo Misiano, accusato di essere il trait d’union tra l’ambiente politico locale e alcuni esponenti di spicco della cosca, un perito che lavorava per la Procura di Busto Arsizio che avrebbe fatto da ‘talpa’ su alcune indagini, e il Cirotano Giuseppe Spagnolo , esponente di spicco della cosca Farao Marincola che andava in Lombardia per i summit di ‘ndrangheta. Le indagini sono partite dopo la denuncia di un imprenditore onesto, che non si è piegato ai diktat dei clan. L’uomo, che avrebbe voluto acquisire un terreno per costruirvi un parcheggio, ha subito infinite pressioni dalle cosche, anche indirettamente tramite un consulente del lavoro, ora ai domiciliari. “La presenza di un imprenditore che denuncia ci dà speranza. E’ la prima volta in Lombardia- ha sottolineato il Procuratore Alessandra Dolci, capo della DDA di Milano – anche se ha sottolineato che “negli ultimi 10 anni, nonostante le indagini e gli arresti nulla è cambiato. Le cosche sono ancora padrone del territorio”. Nel corso delle indagini avviate nel 2017 gli investigatori sono riusciti a documentare alcuni incontri organizzati per decidere come risolvere le controversie e assegnare territori e competenze agli affiliati, filmando anche i summit criminali durante i quali, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro.

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