Un mese nella stessa cella nel carcere di Cosenza, una convivenza forzata che evidentemente è andata peggio del previsto tanto da far nascere in un 29enne crotonese il desiderio di uccidere il compagno di cella una volta fuori dal penitenziario. Un progetto criminoso nato sette anni fa e tenuto sopito fino al mese scorso quando è stato attuato in modo brutale con l’aiuto di 4 complici. Così è morto Giovanni Tersigni, il 36enne ucciso in piazza Albani nel centro storico di Crotone nel tardo pomeriggio del sette settembre scorso.
Da una prima sequenza, tratta dalle immagini della videosorveglianza, visionata dagli investigatori della Squadra Mobile è partita la ricostruzione degli eventi. Nel video di pochi secondi si vede un uomo uscito da un portone lanciare una busta di plastica sul tetto di uno stabile. Quella busta recuperata dalla polizia conteneva una pistola, dei guanti in lattice e degli indumenti. Nelle ore successive al delitto vennero arrestati Paolo Cusato, riconosciuto nelle immagini e Dimitar Todorov un 22enne bulgaro collegato al Cusato che nella sua abitazione deteneva più di un kg di eroina. Ma le indagini sulla morte di Tersigni sono andate avanti attraverso l’ascolto delle persone informate sui fatti e l’analisi delle immagini riprese dalle telecamere attive in città. Ciò ha permesso di allargare la cerchia dei soggetti coinvolti e ricostruire i loro spostamenti nelle ore precedenti e successive all’agguato. Cinque complessivamente gli arresti.
In un fotogramma ripreso dalle telecamere si vedono Todorov, Cusato e tre nuovi soggetti: Francesco Oliverio il presunto mandante dell’omicidio, Cosimo Berlingeri il presunto autore materiale e Cosimo Damiano Passalacqua,gli ultimi due giunti appositamente da Catanzaro per far parte del commando. Erano seduti in un bar del lungomare poco prima dell’agguato mortale. Un caffè e un selfie prima di ammazzare Tersigni…
Omicidio Tersigni, frutto di un odio nato in carcere
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