Non ci saranno più padrino e madrina alle cresime nelle chiese dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano: l’arcivescovo, Mons. Francesco Molè, ha decretato la sospensione “ad experimentum” per tre anni di queste figure. Le motivazioni, riconducibili, secondo l’arcivescovo, allo svilimento delle due figure, sono riportate in una lettera indirizzata alle parrocchie ed ai fedeli, a firma dei tre vicari per la pastorale, don Luca Perri, don Enzo Gabrieli e padre Fabio Bastoni. Il decreto è in vigore dal 1° gennaio e, come si precisa nella missiva, non ammette deroghe.
“Sono state tante – si legge nella lettera – le sollecitazioni e le riflessioni venute dai presbiteri e dai laici che ci hanno aiutato a prendere insieme coscienza dell’indebolimento e dell’impoverimento del ruolo dei padrini e delle madrine nei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. L’Arcivescovo è giunto quindi alla decisione pastorale di sospendere ad experimentum (per un triennio) il ruolo di padrino e madrina nelle Cresime. Questa decisione è stata condivisa con gli organismi diocesani di comunione (Consiglio dei Vicari, Consiglio Presbiterale, Consiglio Pastorale Diocesano)”.
Obiettivo della sospensione, spiegano i vicari, “è dare l’occasione alle famiglie, alle comunità cristiane, ai catechisti e agli educatori di riflettere sui criteri di scelta di queste particolari figure che hanno tre importanti funzioni nella tradizione cristiana: accompagnare e sostenere il ragazzo, testimoniare la fede della Chiesa, svolgere un servizio di fede, amore e speranza cristiana. In questo triennio sarà dunque fondamentale fornire delle proposte formative indirizzate a tutti su questo tema; è però certamente indispensabile cominciare a formare i padrini del Sacramento del Battesimo che continueranno a svolgere questo importante servizio ecclesiale e di accompagnamento”.
“Un piccolo percorso di riscoperta di questo ruolo – si legge ancora – potrebbe essere inserito nella fase immediata di preparazione dei genitori al sacramento, che non dovrà ridursi solo alle prove e alla spiegazione del rito, ma potrebbe rivelarsi un’importante occasione di evangelizzazione. Andrà ribadito che quanti sono chiamati a fare da padrino e madrina del Battesimo si impegnano a vivere il Vangelo: assumere questo ruolo è una scelta di vita”.
E’ qui che, si evidenzia, “entra in campo la responsabilità dei genitori che chiedono a parenti ed amici di fare da padrini: i criteri che muovono della proposta devono essere illuminati dalla fede. Questo particolare ministero non può essere sovrapposto al compito dei genitori, dei nonni o dei fratellini un po’ più grandi. Ricade però anche sui parroci la responsabilità di formare le comunità, aiutando a superare visioni e scelte personali, soprattutto se vanno al di là delle indicazioni della Chiesa: non si può agire per amicizia o per non scontentare questa o quella famiglia”.
I tre vicari ricordano quanto prescritto “dalle norme liturgiche (e dal bisogno di unità dei comportamenti) che per il Battesimo è richiesto un padrino e una madrina, oppure un solo padrino o una sola madrina; non sono ammessi due padrini o due madrine”.
Al parroco e ai catechisti, si ricorda, “spetta il compito di educare la comunità e far passare con chiarezza queste indicazioni. Perché questa scelta ecclesiale produca gli effetti sperati è necessario l’impegno e la buona volontà di tutti. Non basterà dare gli avvisi: come già detto, sarà necessario creare occasioni di formazione nella comunità per spiegare la scelta e riflettere. Nei prossimi mesi metteremo a disposizione anche dei Sussidi per la nostra Arcidiocesi e proporremo occasioni formative con esperti di sacramentaria e pastorale, sia per i sacerdoti che per i catechisti dei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana”.