L’inflazione e i rincari delle materie prime e dei costi energetici pesano sul carrello della spesa. Oltre la metà dei cittadini calabresi è costretto a tagliare la spesa nel carrello a causa dell’aumento record dei prezzi trascinato appunto dai rincari energetici e dagli effetti della guerra in Ucraina che hanno ridotto il potere d’acquisto. Questo sostiene Coldiretti Calabria, sulla scia di un sondaggio che fa il paio con i dati Istat sull’inflazione a marzo 2022, dove si evidenzia un aumento medio del 5,8% per i generi alimentari. A causa delle fiammate inflazionistiche un altro 13% dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 38% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa.
A crescere sono anche i costi per il menu tradizionale di Pasqua con rincari che vanno – sottolinea la Coldiretti – dal 4,5% per le uova al 4,9% per la carne di agnello, mentre al ristorante i conti sono in aumento del 3,6% ed i servizi di alloggio in alberghi e pensioni del 9,3%, per chi coglierà l’occasione per qualche giorno di vacanza.
Poi c’è la verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%. Rincari – continua Coldiretti – anche per la pasta, così come per frutti di mare (+10,8%) e la farina (+10%). A seguire nella graduatoria degli aumenti, carne di pollo (+8,4%), frutta fresca (+8,2%), pesce fresco (+7,6%), e il pane, in aumento medio del 5,8%.
Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa la Coldiretti – l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione. Più di un’azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e molte si trovano comunque costrette in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari, che stanno mettendo in crisi i bilanci delle stesse aziende. Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi, al +90% dei mangimi, al +129% per il gasolio.
Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese, a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita, con le quotazioni in balìa delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.
Contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati e costanti è una necessità. Pensare al futuro significa però lavorare per accordi di filiera con le imprese agricole prevedendo bandi del PSR dedicati con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.