Aumentano le indennità per gli amministratori dei Comuni delle regioni a statuto ordinario. Un incremento che, nelle intenzioni del legislatore, vorrebbe creare le condizioni per migliorare la qualità degli amministratori, che potrebbero così dedicarsi a tempo pieno alle loro comunità. Ma non tutti sono d’accordo su questa scelta, in un momento di crisi, aggravato dal caro bollette, che colpisce la popolazione. La legge 234 del 2021, con cui è stato approvato il bilancio dello Stato per il 2022, ha aumentato le indennità di carica per i sindaci e, a catena, anche i compensi degli altri amministratori comunali.
Aumento, sottolineiamolo, che è stato votato anche dalle forze politiche che sulla protesta contro i costi della politica e i privilegi della cosiddetta “casta” hanno costruito le loro fortune elettorali. I compensi degli amministratori degli enti locali erano comunque fermi al 2000 e poi ridotti del 10% nel 2006. Poi un aumento c’era stato per i soli comuni fino a 3000 abitanti nel 2019. L’indennità resta comunque agganciata al numero degli abitanti e da gennaio 2024 per i sindaci delle città metropolitane sarà equiparata al compenso massimo dei presidenti delle regioni: 13.800 euro lordi al mese. Aumenti consistenti sono già previsti, comunque, anche per il 2022 e per il 2023.
Per fare un esempio, vediamo come varierà nei prossimi anni lo stipendio degli amministratori di una città come Cosenza: il sindaco arriverà a percepire, nel 2024, il 70% dell’indennità del presidente della Regione, ovvero quasi 9700 euro, al posto dei 4700 attuali. Sostanzioso aumento anche per il vicesindaco, che passa da 3500 a più di 7200 euro. Assessori e presidente del consiglio passeranno invece da 2800 a quasi 5800 euro. Anche quanto potranno percepire i Consiglieri comunali subirà un aumento: il gettone di presenza sarà sempre di circa 35 euro, ma da un massimo di 1200 euro si passerà alla possibilità di arrivare a 2400 euro, ammesso che ci siano gli impegni istituzionali per raggiungere questa cifra.