La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Lione – nel centro della Francia – annuncerà il 27 aprile la sua decisione sulla richiesta di estradizione da parte italiana di Edgardo Greco, presunto boss della ‘ndrangheta condannato in Italia per due omicidi e arrestato a febbraio a Saint-Etienne, dove faceva il pizzaiolo. L’avvocato di Greco, Benoit Courtin, ha chiesto alla corte di dare parere sfavorevole alla richiesta italiana per il “non rispetto della procedura” nella richiesta stessa. La domanda era stata presentata alla giustizia lionese a fine febbraio, dopo l’arresto dell’uomo, il 2 febbraio. Il 16 dello stesso mese, la Corte d’appello aveva rifiutato di rimettere in libertà Greco, considerato “pericoloso” da Interpol ma aveva anche rifiutato l’estradizione a causa di un “ostacolo giuridico”: Greco, infatti, “avrebbe dovuto essere arrestato sulla base di una richiesta di estradizione da parte delle autorità italiane e non nel quadro di un mandato d’arresto europeo”, stando ai giudici del tribunale. Questo perché i fatti di cui è accusato risalgono al 1991, prima dell’entrata in vigore del trattato di Maastricht che diede vita all’Unione europea, il 1 novembre 1993. Il presunto affiliato alla ‘ndrangheta, che ha 63 anni, è stato in latitanza per 17 anni. Deve scontare una condanna all’ergastolo comminatogli per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, massacrati a colpi di spranga nel 1991 all’interno di una pescheria. I loro cadaveri sarebbero stati sciolti nell’acido.