Trentasei ricorsi rigettati, 39 dichiarati inammissibili, mentre per 13 posizioni vengono disposti annullamenti con lievi ricalcoli di pene o rinvii limitatamente a pochi capi d’accusa. La Corte di Cassazione ha ampiamente confermato le condanne decise della Corte di appello di Bologna nel maxi-processo di ‘ndrangheta ‘Aemilia’ e così pure il quadro accusatorio della storica grande operazione contro le infiltrazioni e il radicamento della criminalità organizzata calabrese in Emilia-Romagna, scattata nel 2015 con 117 arresti.
La sentenza ‘Aemilia’ con il suo passaggio in giudicato, la nona in ordine temporale per associazione di stampo mafioso in Emilia-Romagna, conferma che l’Emilia-Romagna è un distretto di mafia». Lucia Musti, procuratrice generale reggente a Bologna e che peraltro rappresentò la pubblica accusa nel processo di appello, commenta così all’Ansa l’esito della Cassazione, riprendendo le sue stesse parole per la relazione in apertura dell’anno giudiziario. La sentenza, prosegue Musti, «è il frutto del lavoro della Dda di Bologna, della Procura generale di Bologna e della Procura generale presso la Corte di Cassazione.”
” Si tratta conclude- del secondo riconoscimento della Cassazione all’impostazione accusatoria di “Aemilia”, dopo quello arrivato nel 2018 con 40 condanne definitive agli imputati che avevano scelto l’abbreviato, tra cui diversi capi e organizzatori dell’associazione ‘ndranghetistica emiliana legata alla cosca Grande Aracri di Cutro