Imparare ad attribuire il giusto valore al vino, fornire le indicazioni indispensabili per favorirne il migliore accostamento con il cibo valorizzando le caratteristiche e peculiarità delle produzioni locali di eccellenza. Questi gli obiettivi del percorso di approfondimento che la delegazione di Cosenza dell’Accademia della Italiana della Cucina, l’istituzione culturale nata nel 1953 con l’obiettivo di salvaguardare le tradizioni della cucina italiana e la cultura della civiltà della tavola, ha avviato nelle scorse settimane. Ad organizzare i momenti di approfondimento, teorici e di studio prima ed esperenziali poi con visite in cantina, è stato il Delegato dell’Accademia Rosario Branda, che d’intesa con la Consulta della delegazione cosentina ha coinvolto l’Associazione Italiana Sommelier della Calabria con la sua presidente Maria Rosaria Romano, che ha ospitato gli accademici nella propria sede per le lezioni propedeutiche al corretto approccio al mondo della viticultura e li ha accompagnati nella visita guidata fornendo le regole minime per accompagnare al meglio le pietanze con vini in grado di esaltarne le caratteristiche.
«Con gli anni il vino da alimento è diventato un piacere – racconta il Delegato Rosario Branda, che è anche direttore di Confindustria in Calabria, sommelier ed autore del volume “Vini di Calabria. Storie (minime) di uomini, donne, luoghi e uve” – ed il suo apprezzamento tende a crescere per la capacità intrinseca di riuscire a trasmettere suggestioni, regalare emozioni, suggerire racconti. Grazie ad un nuovo approccio più rispettoso della cultura e delle tradizioni, in Calabria si sta puntando sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni. I palati degli estimatori tendono a privilegiare vini non omologati nelle percezioni gusto olfattive, con caratteristiche varietali in grado di richiamare i territori di origine. Questa nuova tendenza di mercato che reca in sé un non banale salto culturale, ha aperto uno spazio significativo ai nostri vitigni autoctoni che, vinificati e presentati con cura, stanno riscuotendo grande successo nei mercati».
Per Rosario Branda <<quello che i francesi definiscono terroir, un insieme articolato, complesso ed unico tra la zona di produzione, le caratteristiche climatiche, geologiche, topografiche e culturali di un luogo ben individuato, trova la sua naturale corrispondenza proprio con i vitigni autoctoni. Assecondato dal corretto utilizzo delle migliori tecniche enologiche, il vitigno riesce ad esprimere un suo carattere che lo rende inimitabile, unico ed immediatamente riconoscibile. Gaglioppo, Magliocco Dolce, Arvino, Guarnaccia, Nerello, Malvasia, Pecorello, Mantonico, Greco Bianco e Greco Nero, sono solo alcune delle oltre duecento varietà di vitigni autoctoni catalogati in Calabria. Una biodiversità che rappresenta un patrimonio davvero importante. I viticultori calabresi hanno capito che devono continuare a studiare e valorizzare gli autoctoni, ma soprattutto che occorre fare sistema. Una strada obbligata – conclude il Delegato Branda – per dare vita ed affermare il brand Calabria provando ad organizzare l’offerta in un contesto unico ed affidabile in grado di fare sintesi tra territorio, tipicità e tradizione ».
Valorizzazione del vino calabrese, iniziativa Ais
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