Una organizzazione quasi perfetta. Quasi, appunto, perché qualche errore gli indagati nell’inchiesta Minerva lo hanno commesso come, per esempio, assegnare un diploma ad un aspirante docente utilizzando un istituto che aveva chiuso i cancelli ormai da anni. Lo racconta il Capitano Merola, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Cosenza, che cita il caso di un titolo di studio conferito ad un indagato nel 2005 da un istituto cosentino chiuso tre anni prima.
Questa e altre tracce hanno portato gli inquirenti a seguire la pista giusta svelando il vero valore di quei pezzi di carta sbandierati davanti agli uffici del Provveditorato o direttamente dai dirigenti scolastici: carta straccia, come quella rinvenuta nella centrale di Mangone.
Il comandante Merola descrive la stamperia: un appartamento con strumenti e pergamene da utilizzare per produrre i falsi e venderli agli aspiranti insegnanti.
I diplomi e i certificati calabresi aprivano le porte dell’insegnamento non soltanto negli istituti della regione, si registrano casi anche in altri territori scoperti grazie alla eco dell’inchiesta. Un caso è stato scoperto per pura casualità in Abruzzo, il sospetto che un insegnante si fosse avvalso di un titolo fasullo è stato poi verificato e accertato dagli inquirenti calabresi. E gli istituti coinvolti erano assolutamente estranei ai fatti, anzi i dirigenti hanno collaborato in modo utile alle indagini.
Molti docenti che hanno usufruito dell’aiutino sono stati sospesi, l’indagine aiuterà a ristabilire l’ordine legale nelle graduatorie.
Per insegnare presenta un diploma di un istituto chiuso da anni
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